Scrive Gregg Braden  nel suo bellissimo libro “Effetto Isaia” (MacroEdizioni) a pag.11 : E’ possibile che esista una scienza perduta che ci permetta di trascendere le guerre, le distruzioni e le sofferenze che da molto tempo sono state predette per l’epoca attuale?

Se ciò fosse vero, colmare quel vuoto riuscirebbe a evitarci le più grandi tragedie che l’umanità dovrà affrontare? Sia alcuni testi antichi risalenti a duemila cinquecento anni fa, sia la scienza moderna ci indicano che la risposta a questo tipo di domande è decisamente un “Si”.

I nostri antenati ci rammentano, col linguaggio dell’ epoca in cui vivevano, che esistono 2 tecnologie capaci di conferirci potere e di esercitare un impatto sulla nostra vita presente.

La prima è la scienza della profezia, che ci permette di accedere alle future conseguenze di scelte che facciamo nel presente. La seconda è la sofisticata tecnologia della preghiera, che ci consente di scegliere quale profezia futura vivremo.

Venerdì 13 novembre 1998 fu indetta una preghiera mondiale per la pace in un momento di crescente tensione politica tra vari paesi del mondo. Quel giorno segnava una data importante, la scadenza del termine imposto all’Iraq per soddisfare le richieste delle Nazioni Unite in materia di ispezioni agli armamenti. Se l’Iraq non avesse soddisfatto le loro richieste, si sarebbe verificato un massiccio bombardamento destinato a distruggere i siti sospettati. I bombardamenti avrebbero sicuramente provocato la morte di molti civili e militari. Centinaia di migliaia di persone, collegate attraverso il World Wide Web, scelsero la PACE, programmando una preghiera di massa sincronizzata con cura, che quella sera si svolse contemporaneamente in tutto il mondo.

Durante la preghiera, accadde un evento che molti hanno interpretato come un miracolo. Trenta minuti dopo l’inizio dell’attacco aereo, il Presidente degli Stati Uniti d’America, dopo aver ricevuto una lettera di ufficiali iracheni che gli assicuravano la loro cooperazione durante l’ispezione degli armamenti, emise un ordine piuttosto raro, chiedendo alle forze militari di “smontare”, ossia di ritirarsi a missione iniziata.

Poiché risultati simili erano stati registrati in precedenza in Iraq, Stati Uniti e Irlanda del nord, oggi si sta costituendo un corpus di prove indicanti che l’effetto della preghiera di massa va ben al di là delle coincidenze.

A conferma di un principio descritto da testi centenari, i fatti provano semplicemente che le scelte operate da molte persone e ORIENTATE IN MANIERA SPECIFICA hanno un effetto diretto e misurabile sulla nostra qualità di vita.

Oggi, la scienza perduta della preghiera, che forse è rimasta codificata nelle antiche tradizioni fino a quando il pensiero contemporaneo non è stato in grado di decifrarla, ci suggerisce un corso di azione capace di evitare all’umanità un futuro di malattie, distruzioni, guerre e morte. Oggi noi siamo a conoscenza del linguaggio necessario per infondere questo potente messaggio di speranza e di possibilità in ogni momento della nostra vita.

Alla fine degli anni ’80, l’effetto della preghiera di massa e della meditazione fu documentato attraverso alcuni studi svolti nelle maggiori città, in cui il numero di crimini diminuì notevolmente grazie a continue veglie, per la pace, tenute da numerose persone attraverso una rete invisibile, apparentemente capace di penetrare nei sistemi di credenze, e nei vari strati sociali delle aree cittadine più decadenti, una scelta di pace fatta da pochi individui riusciva a toccare le vite di molti.

I gruppi che svolgevano preghiera e meditazione provocarono un effetto diretto osservabile e misurabile sul comportamento umano.

Per finire, desidero riportare un esperimento condotto dal biologo quantistico Dr. Vladimir Poponin che Gregg Braden citò in un suo programma: “Healing Hearts, healing Nations: the science of peace and the power of the prayer” (Guarigione dei Cuori, guarigione delle Nazioni: la scienza della Pace e il potere della preghiera). Del DNA prelevato da una placenta fu prima immesso in un container e quindi suddiviso in 28 fiale, ciascuna fiala fu affidata ad un ricercatore che doveva generare un certo tipo di forte emozione. Quando il ricercatore esprimeva gratitudine, amore e apprezzamento, il DNA nella fiala rispondeva espandendosi e rilassandosi; quando il ricercatore sperimentava rabbia, paura ,frustrazione o stress, il DNA rispondeva contraendosi e disattivando molti codici!

Questo esperimento fu in seguito applicato a PAZIENTI SIEROPOSITIVI. I sentimenti di amore, gratitudine e apprezzamento AUMENTAVANO LA RESISTENZA IMMUNITARIA DI 300,000 volte!!!

Meditiamo sui possibili risultati che potremmo ottenere rivolgendo, con fede granitica, il nostro amorevole intento al DNA e alla memoria cellulare degli ammalati!

(di Iolanda de Wonderweid)

Il perduto modo di pregare

(Tratto da Gregg Braden “L’effetto Isaia”)

Un’ipotesi per mutare il Mondo senza passare attraverso eventi catastrofici

Il testo di Gregg Braden “L’effetto Isaia” ipotizza l’esistenza di una scienza perduta, di una tecnologia capace di produrre il potere di dirigere gli avvenimenti.       

L’autore arriva a questa conclusione esaminando i testi antichi, soprattutto quelli profetici. La profezia è per Braden una scienza “che ci permette di accedere alle future conseguenze di scelte che facciamo nel presente”. Accanto alla profezia si pone però un’altra scienza perduta, la tecnologia della preghiera, “che ci consente di scegliere quale profezia futura vivremo”. 

Secondo il nostro autore, questa seconda tecnologia in uso in tempi remoti, poi dispersa nel IV secolo a causa della sparizione e distruzione di testi rari e relegata in scuole misteriche, sta oggi ricomparendo dopo il ritrovamento dei rotoli del Mar Morto. Sono soprattutto il manoscritto di Isaia ed i testi Esseni, che ci fanno comprendere come nelle mani dell’umanità sia racchiuso un enorme potere, che aspetta di essere utilizzato.

Anche qui bisogna risalire, per comprendere meglio, ad una concezione diversa del concetto di tempo.

Braden ci dice che gli antichi consideravano il tempo “come un sentiero che può essere percorso in due direzioni, all’indietro e in avanti”; essi inoltre percepivano le loro visioni come possibilità che si sarebbero attuate se le circostanze  presenti non fossero state cambiate.

Le profezie non erano, quindi, condanne a breve o a lunga scadenza, ma avvertimenti che avevano lo scopo, quando riguardavano fatti negativi, di indicare che bisognava cambiare rotta proprio per evitarli.

La concezione antica del tempo viene ora suffragata dalla scienza quantistica che ammette la possibilità di eventi diversi nello stesso momento. 

La teoria quantistica postula una realtà tutta costituita da “quanti”, ossia da “quantità discrete di radiazioni elettromagnetiche”. In sintesi, brevissime e rapidissime esplosioni di luce, pulsazioni luminose, onde radianti, mosse da forze non fisiche. Nella fisica dei quanti è possibile che due atomi occupino lo stesso spazio nel medesimo momento: questo fenomeno viene denominato “condensato di Bose-Einstein”. Altri scienziati come Statinover hanno effettuato altri studi sull’atomo giungendo alla conclusione che esistono condensati più grandi comprendenti molti più atomi.   

Scienziati come Wolf e Feynman hanno relazionato quest’aspetto della quantistica con la vita quotidiana, ipotizzando l’esistenza di molteplici risultati possibili per ogni singolo evento.   

Questa ipotesi implica che “ogni possibilità sia già stata creata ed è presente nel nostro mondo”. Braden sospetta che queste possibilità siano collegate al concetto di multidimensionalità: il nostro mondo è fatto della stessa sostanza, cioè di pacchetti di luce che vibrano a velocità differenti e che sul nostro piano tridimensionale si muovono lentamente dando forma, secondo vibrazioni diverse, ma sempre tendenzialmente lente, alla vita minerale, vegetale, animale, umana. Il resto dell’universo, che vibra a velocità sempre più elevate, sfugge alla nostra percezione e dà forma a piani dimensionali diversi, in cui forse, per Braden, potrebbero esistere le possibilità multiple. 

Riprendendo la teoria per cui nel piano divino tutta la realtà è già in essere, la tecnologia interiore della preghiera, che corrisponde a grandi linee con le aspettative e la forza-preghiera di cui parla Redfield, attira e mette a fuoco nel presente dei risultati finali che sono già previsti.

Per quanto detto, il futuro non è deterministicamente stabilito, ma può essere cambiato; ciò può avvenire se si attiva una forza sufficiente a far spostare la scelta su eventi paralleli nei momenti in cui ci sono collegamenti nella rete degli avvenimenti stessi. Hugh Everett III, fisico dell’università di Princeton, studiò l’ipotesi di universi paralleli e chiamò “punto di scelta” il momento in cui si poteva sovrapporre un effetto all’altro nel corso di un evento. 

Il punto di scelta è la possibilità d’apertura di un varco, di un ponte che permette di cambiare sentiero per passare al risultato di un altro sentiero parallelo: in sintesi è un qualcosa che ci permette di effettuare un salto quantico da una sequenza di effetti già sperimentata ad una nuova sequenza dall’esito differente. 

E’ come se la stessa storia fosse stata scritta prevedendo finali diversi: ad un certo punto ci troviamo nella biforcazione multipla che ci permette di imboccare un risultato piuttosto che un altro.

Ad esempio, se sono entrata in un corridoio posso andare nelle stanze che si trovano alla sua destra o alla sua sinistra, ma solo alla fine del corridoio posso uscire e cambiare percorso, trovare un bivio. Il fatto che la nostra concentrazione possa focalizzare un avvenimento piuttosto che un altro, è pure consono alle scoperte della nuova fisica, che ammette che l’esperimento, o anche la sola osservazione dello scienziato, modifichi la realtà; la teoria della presunta oggettività dell’osservatore in campo scientifico è oggi del tutto superata dagli esiti della più recente ricerca. 

Ritornando all’esempio dei corridoi o delle strade parallele, Braden pensa che ci siano una molteplicità di queste strade e che esse differiscano le une dalle altre per particolari, che potrebbero sembrare del tutto insignificanti, ma che, per “l’effetto farfalla”, a lungo termine porterebbero a risultati completamente diversi.

Tuttavia, la cosa importante è che la differenza esista e ciò ci porta a credere che se oggi, nel nostro presente, siamo capaci di introdurre anche una piccola modifica, possiamo sfuggire all’effetto delle profezie negative. Sembra che, usando il pensiero, il sentimento e l’emozione uniti nella nostra preghiera, possiamo attrarre i punti di scelta e cambiare i risultati previsti

Tutto ciò in fondo porta alla conclusione che esiste un nesso profondo tra i nostri pensieri collettivi, i nostri sentimenti e le nostre aspettative e la realtà esterna. Questo modo di pensare era connaturato alla visione della vita degli Esseni, come si rileva dai Vangeli esseni di 2.500 anni fa, i quali riflettono l’idea che gli eventi esteriori sono il riflesso delle nostre più profonde credenze interiori. 

Gli Esseni avevano una visione olistica della vita e, appunto per questo motivo, consideravano gli squilibri della terra come specchio degli squilibri del corpo fisico dell’uomo. In quest’accezione, per es., anche le catastrofi naturali, i cambiamenti meteorologici sono specchi di grandi cambiamenti che stanno avvenendo nella coscienza umana.

Braden esamina le molteplici profezie sparse in testi di tutti i generi e di tutte le epoche e trova che esse sono concordi nel prospettare il nostro tempo come punto culminale di un’epoca, dopo la quale ci sarà un assetto del tutto nuovo. Moltissime profezie concordano nel considerare, come anno iniziale del cambiamento – che prevede l’attuarsi graduale di eventi catastrofici prima dell’avvento del nuovo mondo – il 1998.

Esistono in questo senso svariate predizioni: da Nostradamus a Cayce, agli Hopi, ad Enoch, Giovanni, Isaia, ecc., che considerano i nostri tempi come relativi alla fine di un ciclo. Questi veggenti (o profeti) insistono su predizioni di eventi molto forti e sconvolgenti, però poi presentano altre visioni di pace e beatitudine che finora sono state lette secondo un’accezione lineare del tempo, ma che forse andrebbero lette in maniera differente.   

Tra i rotoli del Mar Morto è stato ritrovato “Il libro esseno della Rivelazione” che sembra essere una versione dell’Apocalisse di Giovanni, forse la sua versione originale, da cui discende quella attualmente a noi nota. Nel testo l’Apostolo Giovanni chiede all’angelo che lo guida il perché del verificarsi di quegli avvenimenti catastrofici e la voce angelica risponde: “L’uomo ha creato questi poteri distruttivi. 

Egli li ha forgiati con la sua stessa mente. Ha girato le spalle alle (forze) angeliche del Padre Celeste e della Madre Terra, e ha messo a punto la sua stessa distruzione”.

Due deduzioni mi sembra si possano trarre da queste parole: 1) il potere mentale umano collettivo è capace di reificare, di creare l’esperienza; 2) il male si attua come disattenzione delle Leggi Universali. Ne consegue allora che bisogna imparare come usare coscientemente questo potere alla luce della conoscenza della Volontà Divina, cioè delle Sue Leggi. Ritornando a Giovanni, egli chiede all’Angelo: “C’è speranza?”, e Questi risponde: “C’è sempre speranza” e gli fa vedere una visione di beatitudine e di pace nel mondo. 

E ancora, a Giovanni, che chiede cosa bisogna fare perché si realizzi la seconda possibilità, la voce risponde che saranno i viventi di quell’epoca a decidere gli avvenimenti: “Io darò generosamente all’assetato dalla fontana dell’acqua della vita”.

Forse ciò può significare che chi si allineerà con la vita, con le sue leggi e non con il desiderio di distruzione, realizzerà concretamente e con pienezza quella stessa vita.

La possibilità di mutare gli avvenimenti, che sembra si possa dedurre dalla lettura dell’Apocalisse, emerge anche dalla Bibbia. Nella Torah, il matematico israeliano dott. Eliyahu Rips ha scoperto una chiave matematica, controllata e convalidata da numerosi esperti di cifrari, attraverso cui “nomi di paesi, eventi, date, ore e persone si intersecano verticalmente, orizzontalmente e diagonalmente, fornendo una fotografia di eventi passati e di possibilità future”. 

Si ritrovano così, in un testo di quasi tremila anni fa, la notizia della seconda guerra mondiale, il nome di Hitler, il termine olocausto, la devastazione della bomba atomica insieme all’anno del suo lancio (1945) e tutti i più importanti avvenimenti storici passati, più o meno recenti. Questa è una notizia certamente sconcertante, ancor di più se si pensa che c’è chi ritiene che la storia della terra sia tutta scritta in codice sulla Bibbia. 

Anche relativamente agli avvenimenti futuri, sempre nella Bibbia, dal 2006 al 2012 sono previsti periodi di oscurità, sconforto e annientamento a causa dell’impatto tra la terra ed una cometa. Tuttavia per il 2012, anno dell’annientamento della terra, appare una seconda frase: “(La cometa) sarà ridotta in frantumi, cacciata via, la farò a pezzi”. Quindi appaiono due futuri nello stesso momento. Questo modello appare più volte nella Bibbia, e pertanto, in relazione ad avvenimenti significativi, appare la domanda: “Lo cambierete?”.            

Così, anche la Bibbia sembra dirci che possediamo un potere sconosciuto, e forse non a caso questa chiave di lettura è stata scoperta nel 1995, in un momento in cui potrebbe esserci una consapevolezza sufficiente nelle masse che consenta di usare questo potere.

Esso consiste nella forza della tecnologia della preghiera di massa. La sfida di questa epoca sarebbe allora quella di formare la massa, diffondendo l’idea e la pratica di questa forza, attraverso l’esperienza di gruppi che vanno sempre più collegandosi, pur rimanendo nei propri luoghi di residenza. 

A questo proposito Braden riporta il risultato di una preghiera svoltasi il 13 novembre 1998 in circa 35 paesi dei sei continenti, la cui notizia era stata diffusa tramite internet. La preghiera era sulla pace e sulla sacralità della vita. Quella stessa sera era stato dato l’ordine di attacco aereo sull’Iraq e successivamente, subito dopo, questo era stato interrotto. Gli oranti non chiedevano un intervento divino, ma affermavano la vita in nome della pace.                                       

Ancora una volta gli avvenimenti e le profezie sembrano dimostrarci che: “noi impersoniamo il potere collettivo di scegliere quale futuro vogliamo sperimentare”.

Vediamo adesso in che cosa consiste questa tecnologia della preghiera e su quali basi deve poggiare per essere efficace ed efficiente.

Braden ha fatto ricerche sulla preghiera, non solo ricorrendo a testi profetici, specialmente di derivazione essena, ma anche recandosi nei santuari del Tibet, perché si dice che gli Esseni si fossero rifugiati in quella terra, e quindi qualcosa delle loro tradizioni sarebbe dovuto rimanere nei costumi degli antichi monasteri.   

Durante la visita in Tibet, gli fu rivelato che l’essenza della preghiera consisteva nel sentimento. Potevano anche non esserci parole nella preghiera efficace ed efficiente, ma se vi erano, quelle parole dovevano suscitare un sincero sentimento, un’emozione.

Riprendendo i testi esseni, Braden trova che emozione, pensiero e sentimento sono le chiavi della tecnologia della preghiera e che all’interno di noi stessi dobbiamo sperimentare, sentire ciò che vogliamo realizzare all’esterno; e questo dobbiamo sentirlo nel corpo, nei pensieri e nei sentimenti. 

Possiamo dare ciò che abbiamo, possiamo espandere fuori di noi ciò che siamo. Ciò che vogliamo deve realizzarsi contemporaneamente nel pensiero, nel sentimento e nel corpo umano. Il pensiero e l’emozione, prima devono essere considerati separatamente e poi riuniti perché il PENSIERO deve essere il sistema di guida che indirizza le nostre emozioni. Il pensiero, anche sotto forma di immaginazione, determina dove dirigere l’attenzione e l’emozione. 

L’EMOZIONE è l’energia che ci fa percorrere la direzione voluta, è “la fonte di potere.” Per Braden, all’estremo esistono solo due emozioni: l’amore e la sua mancanza, spesso identificata con la paura. Il SENTIMENTO è l’unione di pensiero ed emozione, infatti per provare un sentimento dobbiamo avere un’idea e un’emozione. Ora, il sentimento, dice Braden, “è la chiave della preghiera, perché la creazione risponde al mondo del sentire umano”.

Quindi, per prima cosa diventa importante capire ed essere coscienti dei pensieri e delle emozioni rappresentati dai nostri sentimenti, perché talvolta si esprimono pensieri che sottendono emozioni diverse da quello che affermiamo, e finiamo così per realizzare effetti indesiderati, o facciamo in modo che la nostra preghiera non funzioni. I pensieri, in se stessi, possono veicolare delle aspettative, ma rimangono desideri potenziali e quindi inerti se non sono accompagnati dal potere dell’emozione. Spesso, però, l’emozione che accompagna un desiderio cammina in direzione inversa al nostro desiderio, ma noi non ne siamo coscienti. 

Se per es. desidero una salute migliore, sotto il pensiero del miglioramento c’è la paura della malattia, della poca salute che ho, e quest’emozione dà potere proprio a ciò che temo: la malattia. Anche a livello di pensiero, dicendo “migliore”, implicitamente mi focalizzo sul “non abbastanza”; e se pensiamo di non avere abbastanza, inconsciamente ci sentiamo miseri, angosciati.

Ricordiamo la frase del Vangelo “Chiunque cerchi di proteggere la propria vita la perderà”. Ciò potrebbe appunto significare che, chiunque cerca di difendersi da tutto ciò che può influire negativamente sulla propria vita, finisce col focalizzare l’attenzione su ciò che vuol evitare, attirandolo. Lo iettatore in questo caso sarebbe un individuo con pensiero ed emozione sempre rivolti a pericoli e guai, mentre chi crea situazioni di benessere sarebbe centrato sulla gioia.

Braden dice che “noi immergiamo nelle possibilità della creazione un sentimento in forma di immagine, quel tanto di energia che basta affinché si sviluppi una nuova possibilità. La chiave di questo sistema, però, è che la creazione restituisce precisamente ciò che la nostra immagine aveva mostrato. 

L’immagine indica alla zuppa della creazione dove abbiamo posto la nostra attenzione. L’emozione che colleghiamo all’immagine attrae la possibilità di quest’immagine. Quando “non vogliamo” qualcosa – un’emozione basata sulla paura – la nostra paura in realtà alimenta ciò che diciamo di non volere.”

In sostanza, la legge creativa, che regola questo nostro potere, implica che noi ci focalizziamo solo sul positivo, su ciò che vogliamo e mai su quello che non vogliamo che accada; quindi, per es., dire e sentire: “fai scomparire la guerra”, finisce col dare forza all’idea di guerra, mentre pregare per la pace significa focalizzare l’attenzione su di essa.

Non basta, tuttavia, limitarsi a quest’aspetto della preghiera, ma ogni possibilità effettiva di cambiamento, sia a livello individuale (ad es., la guarigione personale a tutti i livelli, da quello fisico alla realizzazione spirituale), sia a livello sociale (mutamento degli schemi che reggono la società, realizzazione di un nuovo mondo), si concretizzerà solo se riusciremo a sintonizzarci sullo stato d’animo del risultato e non sul tempo che ci sarebbe voluto a produrlo. In sintesi, dobbiamo sentire che ciò che vogliamo si è già realizzato e che la nostra preghiera è stata esaudita nel momento stesso in cui l’abbiamo pronunciata. 

A parer mio, le parole di Gesù: “Donna, la tua fede ti ha salvata” rivolte alla donna che furtivamente gli toccava la tunica sicura di poter essere per ciò stessa guarita, hanno questo significato: “Se avessi fede e dicessi alla montagna “spostati”, la montagna si sposterebbe”. Credo che anche in questo caso Gesù si riferisse proprio all’antica tecnologia della preghiera, già conosciuta dagli Esseni, presso i quali sia Maria che Gesù erano stati educati.

Braden sostiene che nei popoli antichi il concetto di fede “era la chiave per comunicare con le forze invisibili del mondo…La fede diventa l’accettazione del nostro potere in quanto forza capace di imprimere una direzione alla creazione”. La modalità di richiesta della nuova forma di preghiera necessariamente deve terminare con un’esplicitazione di gratitudine, perché se siamo convinti che ciò che chiediamo è stato ottenuto, dobbiamo ringraziare. 

Gli sciamani e i popoli antichi pregavano così. (Vedi a tal proposito pagg. 156-157 del testo di Braden). Il modo di pregare che ci viene proposto, quindi, parte da uno stato d’animo molto diverso da quello usuale, infatti, non chiediamo più di essere esauditi, come abbiamo fatto finora, ma ci muoviamo con una consapevolezza del nostro potere creativo e riconosciamo il ruolo attivo che abbiamo nel processo di creazione. Anche se non vediamo al momento risultati concreti, dobbiamo essere sicuri che in qualche parte del mondo la nostra preghiera è già stata esaudita. Non dobbiamo stupirci di essere creativi, infatti, noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo fatti della stessa sostanza, ma spesso “ci sentiamo polli e non aquile che possono fissare il sole”.

Mi sembra interessante riportare uno specchietto presente nel libro di Braden, perché visualizza in maniera chiara le differenze tra la forma di preghiera comunemente usata e quella prospettataci dagli Esseni:

PREGHIERA DI RICHIESTA

PREGHIERA ATTRAVERSO LA QUINTA MODALITA’

1. Ci concentriamo su condizioni in cui crediamo che la pace non esista

1. Noi osserviamo tutti gli eventi che accadono in assenza di pace, senza dare giudizi del tipo buono o cattivo, giusto o sbagliato

2. Chiediamo l’intervento di un potere più alto affinché cambi le condizioni

2. Grazie alla nostra tecnologia basata su pensiero, sentimento ed emozione, creiamo interiormente le condizioni che scegliamo di vivere nel mondo esterno. Per es., “Che avvenga un cambiamento armonioso sulla terra, che tutta la vita guarisca e che ci sia pace in tutti i mondi”. Il nostro sentimento, che tutto ciò è già accaduto, dà potere alla nostra preghiera e mette a fuoco il suo esito. Nel fare ciò, abbiamo creato una nuova memoria di una più alta possibilità

3. Nel chiedere, forse riconosciamo che pace e cambiamento armonioso non sono ancora presenti in questi luoghi

3. Noi riconosciamo il potere della nostra “tecnologia interiore” e presumiamo che la nostra preghiera sia stata esaudita: pace e cambiamento armonioso sono già presenti sulla terra

 

4. Continuiamo a chiedere questo intervento fino a che non vediamo che il cambiamento si realizza realmente nel mondo

 

5. La nostra preghiera ora consiste nel:

a.) dare un riconoscimento a ciò che abbiamo scelto;

b.) sentire che questo si è già realizzato;c.) ringraziare di aver avuto la opportunità di scegliere e, nel far ciò, infondere il soffio della vita nella nostra scelta

L’essenza della nuova concezione di preghiera si basa su una visione olistica, una visione cioè in cui non c’è separazione, in cui ogni cosa è collegata ed ha effetto sulle altre, perché unica è la forza sacra e divina che regge la Creazione e niente esiste all’infuori di questa forza. 

Qualunque cosa esista è espressione di Dio ed ogni cosa lavora in modo armonico, seguendo le leggi divine. E’ la nostra visione separata, centrata su un dentro e un fuori di noi e sul giudizio, che, influendo anche sulla chimica del nostro corpo, rischia di trasformarlo in un campo di battaglia di germi “buoni” e “cattivi”.

Perché i germi presenti nel nostro corpo possono convivere con noi senza farci ammalare e solo in certe condizioni diventano aggressivi? Sarebbe interessante scoprire queste condizioni a livello psichico. 

Braden crede di avere trovato la chiave in uno scritto esseno; secondo lui, l’unità di pensiero, emozione, sentimento sta nella PACE. In effetti, riflettendo su quanto dice, mi sembra che potrebbe avere ragione: infatti che cosa è la pace se non l’equilibrio di ogni cosa? In quest’equilibrio non si celebrerebbe forse la saggezza delle leggi divine? Non è lecito pensare Dio come pace assoluta, armonica coesistenza di creato e non creato? Non si fonda forse la pace sulla coesione di ogni elemento, sull’unione degli opposti, sull’unità? 

E quest’unità non si può considerare come Amore, l’Amore che tiene unita tutta la creazione, sostenuta dal respiro divino? “Amor che move il mondo e l’altre stelle” diceva Dante. Nel “Vangelo esseno della pace” sta scritto: “Il Figlio dell’Uomo cercherà prima di tutto la pace nel corpo; perché il corpo è come uno stagno di montagna: quando è calmo e limpido rispecchia il sole, ma quando è pieno di fango e sassi non rispecchia nulla.

Poi, affinché l’Angelo della saggezza possa guidarlo, il Figlio dell’Uomo cercherà la pace nel pensiero… Non esiste, né in cielo né in terra, un potere più grande dei pensieri del Figlio dell’Uomo. Anche se è invisibile agli occhi del corpo, ogni pensiero è fornito di una grande potenza, e la sua forza può persino scuotere i cieli.

Poi il Figlio dell’Uomo cercherà la pace dei sentimenti… Dobbiamo dunque sollecitare l’Angelo dell’Amore, affinché entri nei nostri sentimenti e li purifichi; e allora tutto ciò che era impazienza e discordia si trasformerà in armonia e pace… La Pace è la chiave di tutta la conoscenza, di tutti i misteri e di tutta la vita”.

Dovremmo meditare in modo approfondito su queste parole e capire che cosa significhi tradurle in atti concreti. Indubbiamente, io penso che realizzare questa pace implica aver raggiunto il controllo dei sensi, del corpo in generale, dell’emozione e del pensiero; ma ciò a sua volta implica un processo di purificazione in questi tre livelli. 

E per attuare ciò è necessario “conoscere se stessi”. Riflettendo: se non mi conosco nel profondo e non individuo in ogni mia azione qual è il vero intento che mi muove, non posso sapere che cosa purificare, né come controllarmi. Per fare un esempio, possiamo dire che in una situazione di pericolo, come per es. un terreno scivoloso percorso a velocità, riusciamo a controllare un’automobile solo se conosciamo perfettamente il suo funzionamento e ne abbiamo fatto esperienza pratica nelle diverse situazioni. 

Per evolvere, quindi, non è sufficiente solo volgere la mente e le aspettative verso dimensioni superiori o fare pratiche più o meno esoteriche, senza essere scesi prima nel proprio profondo e avere risolto tutte le agitazioni, istintività, i pregiudizi ecc., senza prima aver trovato la pace, l’accettazione piena di ogni situazione, la capacità di avvolgerci nella pace in qualunque stato

Se ci lasciamo prendere dal risentimento, se non sappiamo perdonare chi ci sta vicino e ancora ci agitiamo, perché non riusciamo a dirigere qualcosa o qualcuno come vorremmo; se ci sentiamo delusi, perché le nostre aspettative non si sono realizzate; se ci sentiamo messi da parte o non considerati; se abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri per sentire di valere qualcosa; se ancora vogliamo imporre una nostra idea, quando gli altri non la condividono; quando pensiamo che solo una forma di realtà sia giusta e non ci apriamo alle mille possibilità, al fluire della vita, allora non siamo quello che crediamo di essere e, forse, agitiamo in noi stessi solo fantasie spirituali, fantasie, che precludendoci di vedere la realtà, finiscono per allontanarci proprio da quella meta verso cui crediamo di camminare.

Gli Esseni, quindi, ci hanno lasciato da apprendere una grande lezione: 1) ci hanno fatto comprendere l’importanza della pace in tutta la creazione; 2) ci hanno mostrato che “l’applicare la pace al nostro mondo interiore può creare cambiamenti nel mondo esterno.”

Se anche noi crediamo in una visione olistica, ne consegue che dobbiamo considerarci corresponsabili di tutto ciò che accade nel nostro mondo e, in quanto consapevoli della nostra possibilità di dirigere gli avvenimenti, anche attraverso piccoli cambiamenti, che peraltro possono portare a grandi conseguenze, non possiamo più starcene con le mani in mano, aspettando che siano quelli “che contano” a prendere le decisioni, proprio perché “quelli che contano” siamo anche noi.

Braden sostiene che “in ogni momento della nostra esistenza effettuiamo scelte che affermano o negano la vita nel nostro organismo”. Siamo quindi responsabili della nostra salute e abbiamo in noi stessi il potere della guarigione, ma siamo responsabili anche degli altri, perché, all’interno di una visione unitaria, le scelte e le azioni di ogni singolo influenzano tutti gli altri, anche se alcune azioni hanno un effetto minore o maggiore.  

Chiunque agisca in modo diverso in situazioni analoghe, apre agli altri delle possibilità, che poi diventano scelte disponibili per tutti. 

L’azione diversa non va considerata né negativamente né positivamente, essa è soltanto l’introduzione di un’ulteriore possibilità che si è concretizzata e che, in ultima analisi, contribuisce ad arricchire la realtà, anche quando personalmente non sentiamo di sceglierla. Questa costituisce un’importante lezione di base per la tolleranza.   

Tuttavia si ritiene, anche se si ripete quanto già detto prima, che bisogna riflettere sul fatto che noi comunque scegliamo continuamente, anche quando non ne siamo coscienti, solo che in quel caso, poiché scegliamo di non scegliere, in effetti sono gli schemi istintivi di natura animale o quelli culturali stratificati dall’abitudine che scelgono per noi. 

Ora, se siamo convinti che le nostre scelte, consapevoli o meno, abbiano determinato il nostro mondo così come esso è, ne deriva che, se vogliamo guarire il mondo, dobbiamo sapere discernere tra le nostre scelte e scegliere quelle condizioni che vogliamo sperimentare nella realtà.

“Quando modifichiamo le nostre convinzioni e troviamo nuovi modi di esprimerci, il mondo circostante rispecchia le nostre scelte. I sistemi turbolenti diventano pacifici in presenza della nostra pace. Le scelte che affermano la vita nel nostro organismo creano delle condizioni, che rispecchiano tali scelte anche all’esterno.

Forse questo spiega l’antico insegnamento secondo cui per guarire il mondo dobbiamo diventare noi stessi le condizioni che portano guarigione”. Ciò è stato comprovato anche a livello scientifico: infatti, si è scoperto che le nostre emozioni e sentimenti influenzano il DNA, che a sua volta influenza gli atomi e le molecole di quanto ci è vicino

Questa verità, per es., è implicitamente riconosciuta in alcune parti dell’Oriente (Cina, Filippine) dove la preghiera, secondo l’accezione esposta, è usata come metodo di cura

In una clinica di Pechino è stato monitorato un caso di guarigione da cancro alla vescica, da parte di tre guaritori. Il tumore era ripreso su un grande schermo, attraverso la tecnica degli ultrasuoni, ed era evidenziato in tutta la sua gravità. I tre guaritori, posti dietro il malato, stavano concentrati usando tecniche di movimento, respiro, pensiero e sentimento. Essi muovevano le mani sul volto e sul petto del paziente senza toccarlo, poi ripetevano continuamente, con sempre maggiore intensità, frasi del tipo: “già andato via, già avvenuto”. Sullo schermo ad un certo punto il tumore cominciò a tremolare e poi a rimpicciolirsi. 

Dopo due minuti e quaranta secondi era scomparso! I guaritori ed il pubblico, che seguivano l’intervento guardando il monitor, erano concentrati sullo stato d’animo del risultato dell’evento e non su quello del tempo che ci sarebbe voluto per guarire. Questa differenza sembra essere molto importante.

E’ questo il caso della preghiera comune, esperienza di pochi capace di cambiare le emozioni e i pensieri di moltissimi, come dimostrano gli studi scientifici sull’effetto della preghiera.

Braden è convinto che, se solo l’uno per cento della popolazione mondiale si focalizzasse su un sentimento di preghiera di pace, usando la giusta tecnologia, il mondo intero potrebbe cambiare, potrebbe essere mutata la coscienza del mondo. Tuttavia, bisogna riflettere che la cosa non è così semplice come sembra, perché noi stessi, che ci sentiamo pronti a pregare per la pace nel mondo, non siamo esenti da esperienze di guerra nel nostro privato.   

Questo è un esempio di guarigione individuale, però l’influenza di uno (o di pochi) non vale solo per modificare qualcosa nell’individuo, ma è in grado di apportare modifiche più generali.

Esiste infatti un collegamento fra le cose e fra tutti gli uomini. Così, per risonanza, anche noi siamo connessi in un sistema che potrebbe essere definito come “mente universale”. In virtù di questo sistema, le scoperte e le esperienze di pochi divengono beneficio di molti.  

Quando freghiamo il posteggio ad un altro, quando insultiamo l’automobilista che ci sorpassa, o quando sorpassiamo con prepotenza, quando facciamo i furbi e usiamo tutte quelle piccole strategie per prevalere, quando nel lavoro ci mettiamo in competizione, quando ci facciamo raccomandare, quando desideriamo che all’altro sia impedito qualcosa, quando cerchiamo il potere personale, ecc. – perché mille potrebbero essere gli esempi – noi stiamo seguendo schemi di guerra e di separazione.

Ora, se questi schemi sono dentro di noi, costituiscono il nostro modo di sentire e di rapportarci, come possiamo avere la pace nel mondo? Il nostro mondo è l’effetto di ciò che noi siamo. Dobbiamo provare ad essere pace, a provare pace al nostro interno perché ci sia l’allineamento di pensiero, emozione e sentimento nella nostra preghiera.

Nonostante tutte queste difficoltà, tutti i nostri problemi irrisolti, dallo scritto di Braden possiamo trarre un’indicazione preziosa, che coincide con quanto scritto da Redfield: possiamo lavorare su noi stessi e sul mondo estendendo la nostra capacità di coscienza. Il fatto che ci siano delle difficoltà non esime dal provare a modificarci gradualmente, ma con costanza, ricordando che un bambino impara a camminare camminando, cadendo e rialzandosi. Il gruppo, anzi i gruppi, hanno oggi una grande funzione, un gran potenziale di responsabilità e di cambiamento nel corso degli eventi, purché riescano a funzionare secondo modalità etiche, come si evince dall’Ottava Illuminazione di Celestino.

Occorre ancora, però, saper emettere pensieri chiari e immagini precise di ciò che si vuol realizzare. Se il pensiero deve guidare l’emozione, non dobbiamo consentire che essi si pongano come il gatto e la volpe. Dobbiamo aver chiaro in mente il mondo che vogliamo, studiandone tutte le possibili conseguenze.

Pertanto, bisogna dar vita ad un’immaginazione collettiva del nuovo mondo e ammantarla di passione, pensare con assoluta fede che esso già è, si realizza senza scosse e sconvolgimenti, ma nella gioia e nell’armonia, espressione di una pace che dobbiamo gustare, sentire, amare ed esprimere anche in ogni nostro atto. 

Se tanti gruppi si stringono e si sforzano di realizzare questo patto creativo, allora forse veramente transiteremo tutti, con il pianeta, in una dimensione superiore, senza scosse ed eventi traumatici. In sintesi, dobbiamo prendere in mano il nostro destino e costruirlo passo per passo.

Il lavoro dei gruppi dovrebbe, per questo motivo, consistere in un processo articolato: 1) lavoro per la conoscenza e il controllo individuale; 2) potenziamento e mantenimento di un alto potenziale energetico; 3) visualizzazione di un nuovo tipo di società e sua diffusione attraverso tutti i mezzi tecnologici moderni, ma anche tramite forme-pensiero e la tecnologia della preghiera efficace, nonché messa a punto, se si trovano gli esperti, di nuove tecnologie pulite di approvvigionamento energetico e di nuove scoperte relative al mondo ideato; 4) collegamento con altri gruppi ad ogni livello per realizzare una coscienza di massa aperta al cambiamento e per l’aiuto e la cooperazione reciproca.

Naturalmente, all’interno dei gruppi ognuno dovrà farsi parte attiva, perché è scontato che un programma così vasto non può essere solo onere di pochi, ma ognuno, secondo le proprie possibilità e competenze, in spirito di servizio, dovrà attivamente fare la sua parte. Inoltre, se c’è purezza di intenti e vero spirito di servizio e non protagonismo, sicuramente gli aiuti verranno dall’alto copiosi, mentre un gruppo che presenta disfunzioni, mancanza di chiarezza, o in cui i membri cercano realizzazioni personali o, ancora peggio, tramite cui qualcuno amplifichi il proprio ego, sarà sicuramente abbandonato dal conforto della presenza dei maestri e delle essenze angeliche.

Una preghiera per aiutare il pianeta Terra e le sue creature

Se ritenete importante e credete in quanto espresso in questo articolo, vi invitiamo a realizzare TUTTI INSIEME, all’unisono, una Tecnica Suprema ed Efficiente, che Grieg (Gregorian Bivolaru), guida spirituale della nostra scuola di Yoga, propone di fare in questo senso.

E’ una tecnica iniziatica la cui unica condizione per realizzarla è avere fede in Dio e nella manifestazione della Sua Grazia!

E’ una tecnica che si realizza in orari precisi, proprio affinché ognuno la possa realizzare anche da solo ma all’UNISONO, dando cosi efficacia alla forza del Gruppo. Si consiglia di farla ogni giorno, possibilmente almeno 2 volte al giorno. Dura 20 minuti (30 minuti la domenica).

Per poterla realizzare abbiamo bisogno di un’immagine del pianeta Terra, come quella che potete scaricare qui in basso.

Dopo aver letto la preghiera, è bene la prima volta che la facciamo di aver già scelto un Arcangelo, che ci sosterrà nella realizzazione di questa tecnica. Scegliete quello che sentite più affine a voi. Una volta scelto non cambiatelo. Per avere qualche informazione sulle qualità specifiche dei principali Arcangeli, andate alla sezione Angeli di questo sito.

E’ una tecnica tanto semplice quanto efficace, e la cosa migliore per capirla è sperimentarla di persona! Ricordando che, più agiamo per gli altri e più stiamo facendo del bene a noi stessi.

Leggendo attentamente e meditando sulle formule utilizzate nella tecnica, scopriremo come ci aiutano a realizzare quella purificazione dei sentimenti e degli intenti, in grado di renderci canali per poter veicolare in forza e sincerità questo appello.

La preghiera è in formato PDF. Scaricatela e stampatela, in modo da averla con voi quando la realizzate agli orari prestabiliti.

Per maggiori informazioni e chiarimenti, scrivete a: atman@yoga-integrale.it


DOWNLOAD – (cliccate con il tasto destro del mouse e scegliete l’opzione “Salva come”)

» Preghiera per la Terra (formato pdf)

» Foto del Pianeta Terra (formato jpeg)