Le sensazioni e i vissuti che accompagnano il risveglio della Kundalini

Nell’ultimo decennio “il risveglio della Kundalini” è diventato un concetto familiare anche in Occidente. Ciò non vuol dire che sia stato già interamente compreso. Spesso è stato concettualizzato, teorizzato e trattato come un fenomeno psicologico, che nel contesto della medicina allopatica e della psichiatria occidentale significa: non reale, illusione prodotta dalla mente individuale o addirittura  malattia.

La tradizione yoga distingue tra il risveglio parziale e quello totale dell’energia Kundalini. Mentre il risveglio parziale può portare a svariate manifestazioni, sia fisiche che mentali, l’ascensione completa della nostra energia potenziale – che giace addormentata alla base della colonna, come un serpente arrotolato per tre volte e mezzo – verso il centro coronario (Sahasrara) risveglierà il vero impulso verso la realizzazione di Dio (o liberazione spirituale), portando con sé la tanto ambita rivoluzione della coscienza. Solamente allora si potrà trascendere il corpo nella pura e perfetta estasi dell’illuminazione.

Il risveglio della Kundalini è accompagnato da sensazioni ed esperienze diverse. Appare una forte sensazione di calore, se la Kundalini si risveglia salendo attraversoPingala Nadi, o una sensazione di freschezza se sale attraverso Ida Nadi, prima lungo la schiena e poi in tutto il corpo. L’ingresso della Kundalini nel canale centrale spinale, chiamato Sushumna, è accompagnato da una sensazione specifica di unificazione, che viene vissuta a livello di tutto il nostro essere e anche dall’arresto della respirazione per un breve periodo di tempo. Quando la Kundalini raggiunge Anahata Chakra si possono avere delle palpitazioni al cuore. Possiamo avere sensazioni di formicolii nelle dita, e a volte tutto il corpo comincia a tremare. E cosi come afferma la tradizione, l’ascesa percepita dalla schiena fino alla cima della testa può essere come l’andamento lento delle formiche, come il movimento sinuoso del serpente, altre volte come i voli da un punto ad un altro degli uccelli, come l’incedere lento di un pesce tra le acque placide o come i salti di una scimmia da un ramo all’altro. Sono tutte indicazioni che vengono descritte nei testi tradizionali dell’induismo, e in particolare in quelli dello yoga e del tantrismo.

Il saggio e grande yogi Ramakrishna, uno dei maggiori maestri del misticismo dell’India moderna, descrive le sue esperienze riguardo l’ascesa della Kundalini, spiegando che “la coscienza spirituale di un uomo non è risvegliata finché non si solleva la Kundalini”. Attraverso il racconto di una meditazione di una potenza straordinaria, che conduce alla suprema Realizzazione interiore del Sé, vi invitiamo ad assaporare e contemplare dentro di voi questo incredibile racconto di Ramakrishna sul risveglio dei 7 centri di coscienza (chakra) dell’essere umano, e quindi del risveglio della Kundalini.

Le vie dell’Anima verso l’Assoluto  

“Cercherò di farvi capire cosa è successo, ma è così ampio e sublime che le parole quasi impediscono di poterlo rendere. Quindi insisto nell’immergevi nelle acque di un’esperienza di tale portata, poiché non c’è altro modo per entrarvi in profondità. Per quanto penetranti possano essere la vostra mente e il vostro spirito essi non possono rivaleggiare con la brillante genialità della Presenza Assoluta. Entrambi non fanno altro che sollevare la polvere delle parole in cui sono persi. Se da un lato è impossibile  descrivere ciò che contemplano gli occhi dell’anima, dall’altro le vie che vengono seguite possono essere definite senza dubbio attraverso le parole. Seppure la meta sia una, le modalità per raggiungerla sono differenti.”

Fin dai tempi più remoti i grandi saggi (i rishi, i chiaroveggenti indiani dell’antichità) hanno contato almeno cinque modi in cui l’anima può focalizzare o concentrare la propria energia verso l’Assoluto, quando è in stato di preghiera e/o meditazione. Per esempio, i Rishi dicono che l’anima umana spesso avanza attraverso salti maldestri – come un rospo. Altre volte corre come un serpente che scivola in salita a guizzi e curve.

Poi c’è anche un altro modo. Ogni cellula del vostro corpo ed ogni pulsazione del vostro cuore batte lentamente e la regolarità del ritmo con cui vengono colte le vostre intuizioni è lento ed inesorabile, come una fila di formiche che marcia da un posto all’altro. Il quarto modo è quello degli uccelli: sapete come essi volino via da un albero e si muovano nell’aria come se stessero vagando senza scopo. Al contrario, loro puntano verso un altro albero, che era nella loro mente sin dall’inizio. Analogamente, le ascensioni e le focalizzazioni verso la tua anima divina – energia in stato di concentrazione – vengono estremamente accelerate dalla tua devozione persistente. Ogni atomo del tuo essere sembra volare sulle ali della Luce che pervade tutto. Inizialmente potrebbero vagare qua e là senza scopo, ma se continuate a meditare e pregare, queste ali vi porteranno alla Casa dell’Interezza, dell’Uno.

Il quinto modo è piuttosto diverso dagli altri. I saggi l’hanno chiamato “il metodo delle scimmie”. Può capitare a volte di vedere scimmie sedute immobili come una roccia. Poi improvvisamente iniziano a saltare e balzare e non si fermano fino a quando non hanno raggiunto la loro destinazione, un giardino ricco di manghi. Cosi agisce anche la vostra intuizione spirituale.

Tu sei seduto immobile in meditazione e, giorno dopo giorno, ancora nulla accade. Ma continui a pensare al Samadhi (l’estasi divina) con il tuo corpo, il cuore, la mente e l’anima. Non lasciar cedere nemmeno una particella di te, concentrati duramente fino a quando, nel corso di due o tre anni, improvvisamente il tuo spirito comincerà a saltare da un piano all’altro, arrampicandoti sui precipizi più ripidi con l’agilità di un falco, immergendoti infine nell’Advaita – la perfetta unione con l’Infinita Intelligenza, con la Realtà Trascendente, oltre il mondo delle dualità.

“Oltre ai diversi modi in cui un’anima sale fino a raggiungere la perfetta unità, devi anche conoscere i piani di coscienza che deve attraversare. Non importa chi sia a meditare – che sia Buddha o un uomo comune – essa lo deve portare attraverso sei valli diverse – sei piani distinti di coscienza – per poter raggiungere la settima, l’ultima. Che l’intuizione della tua anima saltelli come una rana o voli come un uccello, deve attraversare le sette valli. Non importa come l’anima la raggiunga, ma l’esperienza di ognuna di queste valli è sempre la stessa.

È bene a sapersi che anch’io, anche se ora mi ammirate, facevo lo stesso che fate voi, seduto immobile come il mio Guru mi diceva di fare. Successivamente ho pulito i miei pensieri e i miei sentimenti da tutte le impurità della separazione. Nella mia mente, nel mio cuore, nella mia anima, in ogni cellula del mio corpo ho cercato la Sua presenza. Sapevo di non essere separato da Lui. Lui era in me. Quindi ho intensificato ogni mia più piccola parte per raggiungere il Sé nascosto. Dicevo:

“Vieni avanti, o tu, spada dell’immortalità, da questo tuo fodero.” Pregai così, per giorni, settimane e mesi.

Il risveglio della KUNDALINI e la sua graduale ascesa da CHAKRA a CHAKRA

  1. MULADHARA CHAKRA

“Alla fine il mio spirito ha fatto il balzo, ha saltato gli argini di questo mondo per entrare nelle acque della prima delle sette valli. Una luce del tutto sconosciuta, come se arrivasse da un altro Sole, splendeva su tutto ciò che percepivo. Tutte le cose della terra che guardavo indossavano le vesti della Bellezza.

Ovunque osservassi, dietro ed intorno, bellezza e spiritualità saltavano fuori dalla materia come tigri dalla profonda oscurità. Ora ero consapevole che questa era la casa dei sensi. Il segno di così tanto vagare mi riempiva di terribili desideri. “Possesso, possesso!” gridavano. Ero bloccato da un insostenibile desiderio di toccare e possedere tutta quella bellezza distesa intorno a me. Proprio in quel momento un altro grido irruppe in me: “Attento! Attento alle sinistre tentazioni di questa valle!” Appena sentito ciò ho deciso di intensificare la meditazione, ho meditato più duramente e pregato più intensamente per poter lasciare la prima valle. Alla fine di alcuni mesi la mia preghiera venne ascoltata. Il mondo dei sensi non mi tentava più. Lentamente la prima valle cadde dalla mia coscienza come lo scheletro della preda cade dagli artigli dell’aquila.

  1. SVADHISHTHANA CHAKRA

“Così, sono entrato nella seconda valle. Qui non ero ossessionato dall’ammiccante bellezza materiale di ciò che vedevo. Il mondo appariva ora in una luce più raffinata, più tenue e calmante. Lì mi sentivo felice. Frammenti di bellissimi colori, forme e suoni stregati addolcivano le mie ore in questa valle. Ho pensato di allentare un po’ la mia meditazione e rimanere lì. Ero inoltre tentato a procreare vita: “pensieri di sesso”. Nella luce sublime della seconda valle il sesso indossava l’apparenza di beatitudine e potere.

Ma qualsiasi cosa accada l’anima deve resistere alle sue tentazioni. Partì per liberare la mia coscienza dalla bellezza del sesso che mi circondava. Ho colmato con ancor più carburante di devozione l’altare della ricerca di Dio. Inizialmente, il fuoco dell’illuminazione bruciava lentamente, ma pian piano si è acceso sempre di più e in pochi giorni bruciava come pugnali di luce. E in quelle lingue di fiamma la seconda valle incenerì. Né lei, né le sue tentazioni mi avrebbero più inquietato.

  1. MANIPURA CHAKRA

“Così ho raggiunto il terzo piano. In questa valle ho scoperto che il senso di potere che avevo conosciuto prima, nella seconda valle, era centuplicato. Ora mi sembrava di poter prendere il sole tra le mani e polverizzarlo in una manciata di cenere. Bisogna resistere a questo senso di potere. Nell’esatto istante in cui ho percepito il pericolo che mi assediava, ho intensificato  la mia meditazione al massimo. Dovevo essere più potente del potere a cui cercavo di resistere. Ho pregato – oh, quanto ho pregato – di venire liberato dalla mia bramosia di potere. Era come essere tra i denti di una vipera. Ma la mia anima non voleva cedervi. Attraverso le ali della meditazione mi sono sollevato sempre più in alto fino a dove ciò non aveva per me più alcun significato. In quel momento il serpente ha aperto la bocca ed è caduto al mio lato.

  1. ANAHATA CHAKRA

“Ora, come un elefante che travolge una palizzata, mi sono tuffato nella valle di HRIDAYAJYOTI – la luce del cuore di Dio. Come se il mio cuore fosse diventato una torcia accesa dalle sue fiamme, la luce sgorgò fuori dalla mia anima sopra ogni cosa. Sia le stelle che le pietre cantavano con uguale radiosità la canzone dell’Ineffabile. Nella quarta valle mi sentivo quasi al sicuro da ogni tentazione. Ad ogni modo ho continuato ad osservare ciò che mi accadeva con molta attenzione. Nonostante fossi un calice di luce nutrivo ancora sospetti verso le tentazioni. Questa sensazione mi servì come avvertimento. Decisi di non rimanere lì, così iniziai un altro lungo periodo di digiuno, preghiera e meditazione.

  1. VISHUDDHA CHAKRA

“Per fortuna questa volta  non ho dovuto aspettare a lungo. La luce nel cuore si espanse. Si gettò nella vastità dei raggi dei Soli che erano intorno ed ancor più in là. Con grande sorpresa realizzai che avevo raggiunto la prossima valle, il regno dell’enunciazione. I miei pensieri e le mie sensazioni, ogni battito ed ogni mia cellula erano colmi di luce! Attraverso la mia gola e le mie labbra si riversavano parole di meraviglia e benedizione. Ho osannato il Signore per tutto il tempo. Senza di Lui non avrei potuto sostenere la parola. E se qualcuno parlava di possessività e piaceri, quelle parole mi percuotevano come vergate. Accadde così che se qualcuno dei miei parenti mi veniva a parlare di questioni familiari, me ne scappavo via e mi nascondevo nei boschi di PANCHAVATI. I parenti ed amici che mi cercavano sembrava mi trascinassero verso un pozzo profondo. Avevo paura di soffocare allo stesso modo dell’acqua sotto la terra scura. Mi sembrava di annegare con la loro presenza. Trovai pace nel momento in cui decisi di lasciarli. In una parola: questa valle non è piena di tolleranza ed amore per tutti. Bisogna trascenderla. Ecco perché mi sono gettato a meditare immergendomi ancor più profondamente. Lì non c’era per me né pace né piacere. “Fammi trovare Lui faccia a faccia oppure prendi la mia vita”, mi sono detto. Come una tigre che si accovaccia prima di balzare , così ho fatto io. Ho pregato, ho aspettato, ho osservato. Non dovevo indugiare nella valle dell’eloquenza; non devo cedere al mero lodare Dio. Io Lo devo vedere. Così mi sono inginocchiato a pregare. 

  1. AJNA CHAKRA

“Immediatamente ho percepito qualcosa più in là. In quell’istante sono balzato  – in un attimo ero nella sesta valle – la valle di TURYA. Ero con il mio Amato. Potevo sentirLo e vederLo nella stanza accanto. Solo un sottile velo separava l’anima dal Sé. Alla fine ho capito che ero in una stanza della Casa dell’Interezza, dell’Uno.

  1. SAHASRARA

“Dalla sesta valle non fu difficile passare alla settima. Qui tutto era ridotto ad idee che fluttuavano come ombre nel misterioso silenzio dello Spirito. Solo il più debole concetto del mio ego affermava se stesso con interruzioni di fiacca monotonia. La mia anima divenne pura realtà. Ogni dualismo tra soggetto ed oggetto scomparve. Il mio Sé non conosceva più limiti. Qualsiasi cosa intorno a me era solo pura gioia. Ero oltre il linguaggio, oltre qualsiasi esprimibile esperienza, oltre il pensiero… e chiamare “libertà” questo stato significa sminuirne molto il senso. Lì le parole non possono entrare, nemmeno il vocio dei pensieri umani. Solo la tua anima calata nel silenzio può sollevare il velo che separa Lui dal tuo abbraccio.

tratto da www.yogaesoteric.net