“Shivaratri” significa “la notte di Shiva”, ma anche “la notte in cui si riversa la Grazia Divina”. Questo perché la tradizione indiana indica che soprattutto in questa occasione l’essere umano dovrebbe adorare Shiva colmo di devozione e frenesia, nella sua ipostasi di Dio Padre, per tutta la notte. Proprio in questa notte gli yogi e gli adoratori di Shiva rimangono svegli, invocandoLo con tutto il cuore e con uno slancio incontenibile. Fare qualcosa d’altro allora (come chiacchierare, leggere, ecc.) giusto per restare svegli non sarebbe di alcuna utilità. Mentre passare la notte di Shivaratri adorando Shiva ci santifica e riempie di Grazia Divina tutta la nostra esistenza.

L’insegnamento spirituale che ci offre la notte di Shivaratri è quello di farci nutrire solamente pensieri puri ed elevati, per essere cosi sempre ricolmi di stati divini. Proprio per questo dobbiamo cercare soprattutto in questa notte sacra di diventare una sola cosa con Dio, realizzando cosi pienamente uno stato di divinizzazione, grazie alla rivelazione del nostro Sé Supremo (Atman). Se allora invocheremo costantemente la presenza di Dio Onnipotente, arriverà anche (al momento opportuno) la consapevolezza della divinità che è già in noi. Per quante cose possano possedere, gli uomini soffrono, il più delle volte per la mancanza di una pace interiore profonda, ma anche per l’assenza della benedizione della loro esistenza; entrambi gli aspetti li possiamo ottenere solo da Dio Padre. È soprattutto per questi doni spirituali che la gente dovrebbe pregare. Una volta ottenute la pace profonda e la benedizione, il resto verrà da sé, sempre per Grazia di Dio. E tutti dovrebbero essere sempre colmi dell’adorazione di Dio, poiché tutti gli altri desideri in fondo non hanno quasi alcun valore.

Il termine sanscrito Shivaratri ha più significati. “RATRI” viene solitamente inteso come il buio della notte. Ma Shivaratri di fatto non ha alcuna relazione con il buio, anzi con lo stato speciale di sacralità di questa notte. Ossia, il buio di questa notte viene investito da una grande Grazia Divina. Il motivo è dato dal fatto che nel 14mo giorno che segue il momento di Luna Piena (chiamato secondo il calendario indiano Chaturdasi) la Luna – che tra le altre cose governa la mente umana comune – si trova in un aspetto profondamente benefico nella sua relazione con il Sole. Per questo soprattutto allora è un momento particolarmente favorevole per risentire pienamente la presenza misteriosa e salvifica di Dio Padre, che si manifesta attraverso Shiva in una certa ipostasi.

Le Upanisad parlano di certi attributi fondamentali del Divino, quali la Verità, la Bontà e la Bellezza (SATYAM, SHIVAM, SUNDARAM). Anche Platone considerava la Verità, la Bontà e la Bellezza come gli attributi fondamentali di Dio. La Bontà (SHIVAM) rappresenta il principio-essenza di tutto quello che può esservi di più buono e favorevole per la nostra evoluzione spirituale, e questa bontà viene associata sia alla Verità Eterna (SATYAM) che alla Bellezza Assoluta (SUNDARAM).

Secondo molti saggi questo è il più importante messaggio spirituale di questo momento di Shivaratri; un messaggio spesso accompagnato da una richiesta forte verso una vita realmente spirituale: renditi utile (SEVA), con distacco e discernimento, per tutti gli esseri, vedendoli allora come delle manifestazioni di Dio. Per questo, è necessario sviluppare prima di tutto la forza di amare, e per sviluppare questa capacità di amare in maniera pura, sublime ed incondizionata dobbiamo sviluppare quanto più lo spirito di sacrificio (lo stato di abnegazione). Il fatto di renderti utile agli altri, con devozione e dono di sé, acquista un senso realmente spirituale solo quando lo facciamo in uno stato di amore profondo, capace di sacrificio e totale abnegazione. Allora quell’azione distaccata di renderti utile per gli altri, o in altre parole KARMA YOGA, è quella che ci determinerà in maniera decisiva l’evoluzione spirituale. Contemporaneamente, questo ci aiuterà a non dimenticarci mai di essere buoni.

A loro volta, i termini “SHIVA” e “SHANKARA” (un altro nome molto utilizzato di Shiva) significa il Benefattore (il Salvatore). Nel termine di SHANKARA, “SHAM” significa la coscienza piena di beatitudine (CIT-ANANDA), mentre “KARA” significa “Colui che la produce”. Cosi, SHANKARA etimologicamente significa “Colui che risveglia la Coscienza Divina e la Beatitudine Divina” in tutti gli esseri. SHANKARA (SHIVA) è pertanto colui che dona la Coscienza dell’infinita Beatitudine Divina a tutti quelli che trovano rifugio in Lui o che Lo adorano con tutto loro stessi.

Il segreto dell’intera Creazione viene simbolicamente rivelato nella descrizione tradizionale della forma di Shiva. Infatti, la semiluna sul capo di Shiva simboleggia la coscienza degli esseri umani; il fiume Gange che secondo la mitologia indiana cade dalle altezze trascendenti dei Cieli sulla testa di Shiva, per continuare poi, lungo i suoi capelli, fino alla Terra, simboleggia la misteriosa forza della vita universale; i serpenti che Shiva porta come bracciali e come segni della Sua Potenza Divina, rappresentano gli innumerevoli esseri animati.

Lui sta seduto in un monte d’argento, e uno dei suoi amici più cari è Kubera, il Dio della Prosperità. Ma anche se Shiva possiede già tutto, Egli porta sempre con sé la ciotola del mendicante, per ricordarci senza sosta che qualunque ossessività o attaccamento sono un ostacolo sulla via del progresso spirituale. Shiva è completamente distaccato da qualunque cosa, e grazie a ciò Egli è diventato l’incarnazione eterna della Suprema Grazia Divina.

I tre occhi di Shiva rappresentano i tre mondi (Loka). Il tridente di Shiva è il simbolo del passato, del presente e del futuro (i tre aspetti del tempo) come pure del trascendere le tre qualità o tendenze (Guna): SATTVA, RAJAS e TAMAS, che rappresentano i riflessi specifici della Trinità della manifestazione: BRAHMA, VISHNU e RUDRA-SHIVA. I tre mondi, la triade del tempo, e anche le tre qualità (guna) rappresentano la manifestazione del Principio Divino (Ishvara) nel cuore di ogni essere. Allora, quando la Grazia di Dio penetra in profondità nel nostro cuore, possiamo innalzarci fulminei verso Dio Padre (Paramashiva).

Dall’altro lato, potremmo dire che, qualunque sia il periodo del calendario, quando siamo davvero capaci di sperimentare lo stato divino di pura Esistenza (SAT) – pura Coscienza (CIT) – pura Beatitudine (ANANDA) allora viviamo davvero, pienamente, grazie al nostro stato di risonanza con Shiva nel sacro giorno di Shivaratri. Finché il frutto non matura il suo succo non è dolce, e quando il frutto è ben maturo cade da solo: l’attaccamento verso l’albero è scomparso. Allo stesso modo, l’essere umano che raggiunge la piena maturità spirituale ottiene automaticamente la perfezione (VAIRAGYA). L’uomo deve sforzarsi incessantemente per raggiungere questo livello sublime di maturità tramite la pratica spirituale, che ne trasforma gradualmente e definitivamente la coscienza.

Soprattutto in questa notte – in particolare nella Grande Notte di Shiva, Mahashivaratri – è molto importante orientare totalmente i nostri pensieri a Dio. In questo modo ci distaccheremo completamente dagli oggetti e dai desideri inferiori specifici del mondo materiale. Dedicandoci completamente solo a pensieri rivolti a Dio, la nostra coscienza verrà cosi velocemente e profondamente trasformata, anche se fino ad allora non siamo stati in grado di raggiungere degli elevati stati di coscienza. Tenendo a mente tutto il tempo le tre caratteristiche fondamentali di Dio – Verità, Saggezza ed Eternità (SATYAM, JNANAM, ANANTA BRAHMAN) – facciamo almeno ADESSO ciò che è possibile per raggiungere l’obiettivo supremo dell’Uomo: l’identificazione estatica con Dio Padre.

Shivaratri è un giorno molto favorevole, dal punto di vista spirituale, per tutti noi. Cade sempre nel quattordicesimo giorno del ciclo lunare, nel momento in cui la Luna è quasi completamente nascosta, mentre il Sole si trova nel segno dell’Acquario.

Non dimentichiamoci che la mente individuale (MANAS) è intimamente associata con la Luna. Chandra (“Luna” in sanscrito), l’angelo misterioso che governa la Luna, è anche la divinità che governa la mente (MANAS). Egli perde ogni giorno 1/16mo della sua lucentezza, dopo il momento di Luna Piena, e continua a decrescere fino a quando, nella notte di Shivaratri, manifesta solo un sedicesimo della sua forza. Il momento di Luna Nuova può essere quindi associato con quello stato della mente in cui le fluttuazioni e i suoi capricci sono molto ridotte, potendo essere facilmente sospese e controllate con la disciplina spirituale. In questa notte (Shivaratri) ci rimane solo una piccola parte da controllare, e ciò si può realizzare con l’intensa focalizzazione dell’attenzione sulla gloria imperitura di Dio.

 (tratto da www.yogaesoteric.net)