(del prof. di Yoga Gregorian Bivolaru)

Nella realizzazione della sadhana (pratica spirituale) possono apparire varie trappole che ci possono allontanare da quel cammino diretto e ascendente che porta alla realizzazione spirituale. Proprio per questo è necessario avere un’ampia prospettiva riguardo al cammino che abbiamo ancora da percorrere, per evitare di stagnare e ritrovarci sempre allo stesso punto, con gli stessi problemi. Si tratta di momenti specifici, che ci possono aiutare nel capire chiaramente dove siamo arrivati e quali sono le tappe ancora da percorrere.

Dall’euforia al buio

Lo stato iniziale di euforia che avviene insieme ai primi segnali di risveglio della coscienza tende, nella maggioranza dei casi, a sfumare dopo un periodo più o meno lungo. Questo aspetto caratterizza la durata stessa d’impatto dell’energia dell’inizio, che ci sostiene quando facciamo i primi passi verso la realizzazione spirituale. Dopo questo periodo effervescente, spesso sopraggiunge un sentimento di mancanza, di diminuzione dello stato di grazia, che può portare anche a perdere la speranza. Il poema scritto da San Giovanni della Croce intitolato “La buia notte dell’anima” parla proprio di questo stato di coscienza, che si prova per aver perso il momento di grazia e la felicità conosciuti in precedenza.

Nella sadhana (pratica spirituale), quasi ogni apice raggiunto viene poi seguito da una “discesa”. Anche se il processo di evoluzione è generalmente ascendente, l’evoluzione spirituale non avviene lineare, bensì con diversi saliscendi. Riuscire a capire questo ci aiuta ad affrontare più facilmente entrambe le fasi.

Crescendo le prove sono commisurate al nostro livello

Man mano che ci purifichiamo sempre più è possibile che, paradossalmente, le nostre impurità ci appaiano sempre più grandi e gravi. In questa fase dovremo capire che un simile fenomeno avviene non per il fatto che siamo nuovamente sempre più catturati da aspetti illusori, ma per il fatto che siamo diventati in grado di cogliere questa zavorra in noi molto più chiaramente. I leoni che stanno di guardia alle porte del tempio della crescita spirituale diventano sempre più feroci man mano che penetriamo negli spazi più intimi e centrali dell’edificio spirituale. Beninteso che qui la luce con la quale vediamo tutto è molto più potente e per questo tutto diventa molto più intenso e vero, a causa della maggiore energia che si aggiunge ogni volta che superiamo una tappa della nostra sadhana.

Tutto è occasione di presenza

All’inizio penseremo che la sadhana occupi una certa parte limitata della nostra vita, riservando alla pratica spirituale un certo intervallo di tempo ben determinato. Con il tempo riusciremo a realizzare il fatto che, in realtà, ogni cosa che facciamo arriva a diventare una parte della nostra sadhana.

Seppur d’oro son sempre catene!

Una delle trappole che possono presentarsi in una fase più avanzata sul cammino della nostra evoluzione spirituale è la cosiddetta “trappola sattvica” (o la “trappola della purezza”).  Arriveremo a fare tutte le cose (almeno dal punto di vista esteriore) cosi come dovremmo farle, cioè apparentemente in modo perfetto: in questo caso verremo accaparrati dall’idea che siamo diventati un essere molto puro. I saggi chiamano in modo metaforico questa tappa, detta della “catena d’oro”. In effetti, non si tratta più di una catena di ferro, ma rimane pur sempre una catena. Dovremo quindi rinunciare alla fine anche a questa idea della nostra purezza, se aspiriamo realmente alla totale realizzazione del Sé Divino (Atman); realizzazione da compiere già nel corso di questa vita.

La trasformazione è lungo il cammino

All’inizio del nostro viaggio spirituale ci chiederemo spesso quanto ci vorrà per questo cammino e se riusciremo a portarlo a buon fine nel corso di questa vita. Più tardi arriveremo però a vivere estasiati il momento dell’ADESSO, ad ogni istante, e le opportunità che si presenteranno, una dopo l’altra, a nostra disposizione saranno allora comprese nei termini del QUI e ADESSO. In altre parole, arriveremo a capire che ogni istante, anche questo qui di ADESSO, e ogni opportunità, anche quella QUI, possono essere per noi proprio quella congiuntura privilegiata tramite la quale si manifesta la grazia divina, portatrice della realizzazione spirituale ultima. Giunti a questo punto ci fermeremo, pieni di una pace profonda e una calma sovrana, smettendo di porci domande sul momento e sulla congiuntura nella quale raggiungeremo la Realizzazione Spirituale Suprema.

All’inizio, sul cammino spirituale non facciamo altro che cercare di fare qualcosa di noi stessi di cui, per il momento, non abbiamo ancora un’immagine perfetta. In seguito, cerchiamo di realizzare la sadhana con costanza. Alla fine, praticheremo con distacco la sadhana, semplicemente, poiché “cos’altro potremmo fare?”.

Con tenacia e letizia

In una certa fase della nostra evoluzione spirituale affronteremo la sadhana molto seriamente e con tenacia. Più tardi capiremo però in maniera profonda l’affermazione fatta da Gesù Cristo, ossia che l’uomo, nella sua ricerca profonda di Dio, non deve mai sfigurare il volto. Uno stato profondo di tonicità ed entusiasmo, un buon umore cosmico da manifestare soprattutto nelle situazioni difficili che attraversiamo, rappresentano un’altra parte importante del nostro viaggio spirituale.

L’evoluzione è inevitabile!

In alcune fasi della nostra evoluzione spirituale saremo sicuramente confrontati con alcuni momenti dove tutto ci sembra stagnare. Simili esperienze “pianeggianti” sono anch’esse momenti difficili del nostro cammino spirituale. Dobbiamo però capire che, una volta iniziato questo processo evolutivo, se realizziamo tutto correttamente, la nostra evoluzione non può essere fermata. Ci sembra che si fermi (ristagnando) quando la vediamo dalla prospettiva limitata da cui noi stessi guardiamo. In questa situazione non abbiamo altro da fare che continuare quanto cominciato, con ancor più tenacia e fiducia.