La maggior parte delle persone crede che la dottrina della reincarnazione e del KARMA sia fatalista, negando il diritto dell’individuo di vivere la propria vita e mettendo in ombra gli ideali con una struttura di circostanze inevitabili.

La prima domanda deve quindi essere: esiste o no il libero arbitrio? Questa filosofia sembra negare la possibilità per l’uomo di scegliere. Il libero arbitrio implica il fatto che l’uomo può essere qualsiasi cosa esso desideri essere. Cosa evidentemente impossibile. L’uomo ha il diritto di scegliere solo tra le cose che è capace di fare. Cosi come esistono diversi livelli di capacità per ognuno, cosi la possibilità di scegliere è diversa per ognuno di noi.

La possibilità di scelta è il privilegio di selezionare quella che sembra più opportuna tra più varianti. Questa possibilità di scelta è, in un certo senso, il dharma o il diritto di interpretare e selezionare alcuni elementi karmici. Ad esempio: il karma è quando una persona fa una gita; il dharma è quando sceglie con che mezzi di trasporto e, fino ad un certo punto, il posto in cui vuole andare. Una volta accumulate le conoscenze da questa gita, dharma significa il loro utilizzo per arrivare alla fine del viaggio. Se però nel realizzare lo scopo si compiono degli errori contro le leggi della natura è inevitabile l’accumulo di karma di sofferenza. Il dharma è l’azione, il karma è la reazione. Una volta realizzata l’azione, la reazione è inevitabile.

Ognuno ha un certo controllo sulle azioni, per questo possiamo dire che questa filosofia non è fatalista per quel che riguarda l’azione, ma è fatalista per quel che riguarda la predeterminazione delle conseguenze.

Ogni persona è libera di agire, ma l’azione una volta realizzata, dovrà subirne le conseguenze. Non esistono eccezioni a questa regola, in quanto questa agisce in modo perfetto in tutto l’universo.

Il karma è quello che determina la nascita in accordo con il destino. Una volta venuti al mondo, abbiamo la capacità di fare determinate azioni. Possiamo studiare molto o no, possiamo essere efficienti o meno, gioiosi o tristi, onesti o no. In questo consta il libero arbitrio, nelle nostre mani si trova sempre la scelta. Nel corso della vita, il karma è quello che ci fa confrontare con gli “affari” non terminati delle esistenze precedenti; ma abbiamo il diritto di reagire a questi condizionamenti karmici secondo la nostra comprensione. Quando si intraprende un’azione od un complesso di azioni, il karma interviene di nuovo ed ogni azione determina una nuova catena di conseguenze.

Per questo motivo, il buddismo dice che la catena di reincarnazioni e il karma non terminano fino a quando le cause delle azioni non muoiono. Finché rimane il desiderio di essere, di fare o di avere, siamo sottoposti al karma. Nella concezione delle persone, il destino è allora quando ci confrontiamo con determinati ostacoli. Ma ci riguarda il come li affrontiamo e come scegliamo di usarli come trampolino per le vere realizzazioni o, al contrario, come un modo di involuzione.

Nessun essere comune è davvero libero. La libertà appartiene completamente a coloro che si sono trasformati ed hanno superato i condizionamenti del karma delle esistenze anteriori. Per bruciare karma dobbiamo lavorare su quanto creato in passato e smettere di crearne altro con le azioni del presente. Cosi quando, alla fine, abbiamo realizzato ciò, l’entità (come essere che va oltre il tempo) si fonderà con la personalità (aspetto incarnato, la sua manifestazione).

Il risultato è l’iniziato, che non pensa più con la mente, ma più che altro si „inchina” davanti al Padre, l’Assoluto o la Forza Suprema, Dio.

La teoria della reincarnazione non è più fatalista della legge umana. Il criminale catturato non associa per forza la pena per il crimine commesso con un sistema fatalista: implicitamente si rassegna di fronte alla legge della causa ed effetto. Ha ucciso e quindi è punito.

E’ quindi fatalista credere che un’azione realizzata determini certe conseguenze, che si chiede poi di compensare in un certo modo? Se l’azione è benefica, avrà un effetto benefico, se l’azione è sbagliata, avrà un effetto negativo. Non è necessario che qualcuno faccia tutti gli errori che poi condizioneranno in modo negativo tutta la sua vita. Ma una volta realizzate quelle azioni, lui non ha più il diritto (né un sistema filosofico, né una teoria della giustizia non lo approveranno) di considerarsi immune dagli effetti delle sue azioni.

La stessa cosa succede con la nascita. L’individuo è chi, dove e come è, in conseguenza all’accumulazione delle sue entità spirituali. Gradualmente, l’essere spirituale, quello al di là del tempo, darà nascita a reincarnazioni (manifestazioni, personalità) sempre più nobili, più elevate, man mano che la sua personalità attuale si sviluppa, ossia si trasforma in se stessa, ora, in questa esistenza.

Buddha dice che lo stato attuale dell’individuo è dovuto a condizionamenti anteriori determinati dalle personalità – esistenze – dimenticate da molto tempo. Lui non vede ciò come fatalismo, ma piuttosto come una cosa giusta, corretta. Non abbiamo assolutamente nessun motivo di lasciare la nostra vita al caso e non esistono nemmeno esempi di persone che senza un aiuto superiore (Grazia Divina) possano cucire il loro destino da sole.

Senza un aiuto permanente che ci mostri il cammino, senza una legge universale che ci guidi, sarebbe un mondo triste per un povero mortale che cerca di mantenere il libero arbitrio in mezzo a questo universo di cui conosce cosi poco.