Skanda è figlio di Shiva e Parvati, e fratello di Ganesha, astuto e poderoso. Ciò che il primo ottiene con il suo coraggio e la sua forza di volontà, il secondo lo ottiene con l’astuzia. Al primo appartengono la guerra, la liberazione e le azioni in forza; al secondo la pace, il buon andamento degli affari e il governo. Emerso dal Gange, fu creato per guidare le schiere celesti in battaglia e distruggere gli Asura (demoni).

Impersonifica la forza divina della guerra e della perfetta continenza. Skanda è un aspetto di Dio pieno di forza e ardore. È il più virile e feroce di tutte le ipostasi divine. Ottiene tutto ciò che desidera grazie al suo coraggio e alla sua forza di volontà. Combatte gli ignoranti e offre la sua forza a coloro che cercano la spiritualità. Il suo nome significa “seme”. È anche chiamato Kumara (l’adolescente puro) perché rimane puro nel seme. Fu allevato dalle sei Pleiadi, le Krittika, motivo per cui porta anche il nome Karttikeya.

Skanda è raffigurato come un adolescente con una o sei teste. Viene quindi chiamato Shanmukha. In una mano tiene una lancia chiamata Sakti, che non manca mai il bersaglio e simboleggia le tendenze distruttive e gli impulsi negativi dell’umanità. Con l’altra mano, però, benedice sempre i suoi adoratori. Il veicolo di Skanda (Vahana) è un pavone di nome Parvani, capace di distruggere serpenti nocivi.

 

La leggenda della sua nascita

Guidati da Taraka, gli Asura (antidei) entrarono nel mondo degli dei. Secondo Brahma, solo un figlio nato dal seme unico di Shiva poteva sconfiggere i demoni. Immerso nella sua meditazione, Shiva non pensò mai di dare alla luce un figlio. Gli dei chiesero a Kama di disturbare la meditazione di Shiva con le sue frecce e di fargli provare desiderio per Parvati. Kama rifiutò, sapendo che questo gesto sarebbe stato fatale, ma gli altri dei minacciarono di maledirlo se non avesse obbedito. Ragionando che era meglio essere uccisi dal dio degli dei che dalle maledizioni di questi dei, si recò con sua moglie, Rati, alla dimora di Shiva. Kama scoccò la sua freccia di fiori contro Shiva in meditazione. Immediatamente, venne ridotto in cenere dal fuoco che sgorgava dall’occhio frontale di Shiva, che non cessò la sua meditazione. Le frecce del desiderio non falliscono mai, ma rimasero inefficaci contro Shiva. Turbati dalla morte di Kama, tutti gli dei si presentarono al signore e implorarono il suo perdono. Parvati intraprese quindi lunghe mortificazioni. Shiva rilasciò allora il suo seme, raccolto da Agni. Ma era così caldo che nemmeno il dio del fuoco riuscì a contenerlo, così lo versò nel Gange (motivo per cui Ganga, la dea del fiume, si dice sia anche sua madre). Saltò in un cespuglio di canne e diede alla luce Skanda.

Appena nato, gli dei accorsero a vederlo, spaventati dal suo potere. Pensarono persino di ucciderlo, tanto li terrorizzava. Ma, in sua presenza, non poterono fare a meno di essere impressionati; si sottomisero e chiesero la sua protezione. Shiva in persona gli andò incontro, riconobbe suo figlio e Skanda si mise al suo comando.

Non appena fu abbastanza grande da assumere i suoi doveri, gli dei informarono Skanda che erano già stati sconfitti in una battaglia contro gli Asura e che Taraka, il capo dei nemici, stava seminando il caos nel mondo. Skanda non se lo fece ripetere due volte: andò subito in battaglia e uccise Taraka con la sua arma infallibile, un’arma magica che lo rendeva invincibile.

 

Un altro testo racconta:

Gli dei, in uno stato di indescrivibile angoscia, bussarono alla porta di Shiva per chiedere aiuto. Essi implorarono la misericordia del dio Shiva, poiché erano stati umiliati dal potente demone Taraka. Erano diventati orfani senza casa, vagando tra i tre mondi governati come sovrani dall’usurpatore, il demone Taraka, e dal suo esercito di Asura.

Shiva dichiarò loro: “Ciò che è accaduto doveva accadere, ma chiunque possa impadronirsi del mio seme avrà il potere di mettere a morte questo Asura”. Solo Agni, il dio del fuoco sacrificale, riuscì a impadronirsi del seme di Shiva e a ingoiarlo, ma fu presto colto da un dolore lancinante. Essendo la bocca sacrificale attraverso cui tutti gli altri dei si nutrono, tutte le divinità furono afflitte dalla stessa sofferenza. Parvatī, la madre divina, si rivolse ad Agni con queste parole: “Non era tuo dovere ingoiare il seme del mio padrone, sei un miserabile, un criminale”, e lo maledisse. Quando il dolore divenne insopportabile, Shiva apparve nel campo visivo degli dei e permise loro gentilmente di vomitare il suo seme, che si divise in particelle che, a loro insaputa, entrarono nei corpi di sei Krittika (poteri femminili) mentre facevano un bagno rituale nel Gange. Essendo incinte, furono colte da un dolore lancinante. Sentendosi tradite e umiliate, i loro mariti le ripudiarono e le scomunicarono dalla loro casta.

Shiva permise loro gentilmente di sputare il suo seme, che cadde ai piedi del monte Himavan. Himavan Raja (il re del monte), allertato dal fuoco che aveva distrutto tutta la vegetazione, invocò la grazia di Shiva, che gettò il seme nel Gange.

Il seme di fuoco navigò sulle acque sacre e, vicino a una distesa di giunchi, si trasformò in un bambino dall’aura solare e luminescente, la cui visione radiosa, come quella di milioni di soli, stupì le sei Krittika, che assistettero a questa nascita miracolosa.

Quando nacque, il dio Skanda aveva una sola testa, ma mentre le Krittika si contendevano la custodia, si trasformò e apparve con sei teste, per compiacere le sue future madri adottive, che furono in grado di fargli bere simultaneamente il loro latte. Un drago sputò una lancia verso Skanda. Skanda la afferrò e riuscì a uccidere il demone Taraka.

 

Gli effetti benefici della risonanza con Skanda

È “una delle manifestazioni di Dio più accessibili nel Kali Yuga” (Swami Shivananda),

Rinomato per la pronta assistenza ai suoi fedeli, garantendo loro prosperità materiale e spirituale e il completo successo in tutte le loro azioni integrate divinamente, Skanda incarna l’intero potere di Shiva, sia difensivo o protettivo divino, sia offensivo. Il suo potere è invincibile; vince sempre in qualsiasi confronto con le potenze del male, per quanto grandi.

È il protettore e il sostenitore di tutti gli uomini eroici Vira, perfetto modello archetipico dell’eroe spirituale Vira. Simbolo della virilità, della mascolinità, del potere infinito, della vittoria in battaglia, dell’eroismo: è l’eroe eternamente vittorioso!

Skanda si identifica con le energie ascendenti più solari e maschili dell’Universo, che ci aiutano a superare ogni tentazione, ogni legame, ogni attaccamento, che ci liberano da ogni condizione esistenziale limitata, inclusa la tirannia dell’ego (ahamkara).

Egli è Murugan, colui che gode di una bellezza ineguagliabile, l’eternamente giovane e immortale, il divinizzato. E’ l’irresistibile potere dell’eterna Giovinezza (Kumara).

Skanda è la perfetta incarnazione della Conoscenza Divina: è la fonte originaria dei quattro sacri Veda nella tradizione indù, colui che controlla perfettamente i cinque organi della conoscenza (jnana indriya) e il mentale (manas).

Egli è il potere della Protezione Divina su tutti i piani della Manifestazione, colui che ci aiuta a trionfare in tutte le prove, nei test spirituali e nelle manifestazioni karmiche dannose, colui che ci aiuta a superare ogni male.

Skanda risveglia e infonde nei suoi sinceri adoratori la piena comunione con sei attributi o qualità divine: jnana (saggezza), vairagya (distacco), bala (forza), kirti (gloria), sri (prosperità) e aishvarya (poteri divini).

La manifestazione preferita di Skanda è attraverso la Guida Spirituale, che è di fatto una personificazione di Skanda Shakti (il potere trasformatore ed illuminante di Skanda).

In questa immagine si evidenzia la lancia di Skanda, che venne illuminata da un raggio di sole, durante una sua presentazione al raduno Internazionale Mahavira Ananda a Costinesti nel 2010, esattamente nel momento in cui si descriveva proprio la sua lancia, ed in perfetta corrispondenza con la presa della mano! Un chiaro segno della sua presenza e sostegno.