Più di una volta alcuni allievi ci hanno chiesto come mai la nostra Scuola di Yoga prendesse una posizione politica, e che – secondo loro – lo Yoga non dovrebbe avere nulla a che fare con la politica. Per questo abbiamo deciso di scrivere questo articolo, per chiarire alcuni aspetti.

Vivendo in società, tanti nostri atti si riflettono sulla collettività

Dobbiamo partire dal significato originario di “politica”, cioè come indicava Aristotele “l’amministrazione della polis per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.” Possiamo da ciò desumere come molte nostre azioni che hanno una ricaduta sugli altri siano di fatto delle “scelte politiche”, aspetto che ad esempio si rivela molto chiaro quando acquistiamo qualcosa: scegliere di comprare prodotti biologici anziché trattati chimicamente, oggetti lavorati senza lo sfruttamento minorile, a condizioni di lavoro dignitose; scegliere di aprire un conto in una banca che non finanzia armi e guerre bensì progetti solidali e di cooperazione, anziché guardare solo il mero vantaggio materiale; scegliere di comprare dai produttori locali anziché dalle multinazionali che producono in modo insostenibile e sfruttano i lavoratori; scegliere di sostenere l’economia reale anziché cercare il denaro facile con le speculazioni e la finanza “creativa”; scegliere un fornitore di energia elettrica che usa solo fonti rinnovabili possibilmente autoprodotte; eccetera eccetera, la lista può continuare a lungo in quanto consumatori, ma il concetto è che ogni scelta ha delle ripercussioni attorno a noi.

Poi vi sono scelte più profonde e personali, che determinano anche chi siamo, come scegliere una vita sobria anziché l’accumulo inutile, lo shopping compulsivo e la dipendenza da quel che abbiamo; scegliere l’amore e le relazioni profonde anziché coltivare una sessualità degradante, scegliere di fare un lavoro che ci nobilita nell’anima anziché un lavoro qualunque purché paghi bene; scegliere di alimentarsi in un modo rispettoso della vita e della Natura, anziché ritrovarci a mangiare prodotti in scatola, industriali, artificiali e spesso nocivi. Anche se sono scelte personali, avranno sempre un riflesso attorno a noi. E le scelte che si fanno dipendono dal nostro livello di coscienza. Ogni scelta ha delle conseguenze, è la Legge di Causa ed Effetto, ossia del Karma.

Lo yoga dice da millenni ciò che la fisica moderna ha scoperto il secolo scorso, ossia che l’universo è un gigantesco ologramma, dove ogni aspetto è interdipendente: ciò che viene fatto da un puntino, si ripercuote immediatamente sul Tutto. Proprio come diceva il grande politico (e yogi) Gandhi quando diceva: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel Mondo!”.

Pertanto, vivendo in società, in una collettività sempre più globalizzata, tantissimi nostri atti quotidiani contribuiscono a rendere il “bene pubblico” migliore o peggiore, a ridefinirlo o a trasformarlo, a considerare nuovi “diritti” e “doveri” e, in questo contesto, pensare di non fare politica è illusorio, perché anche in non agire è una scelta.

Lo yoga è un cammino di consapevolezza, ed è la consapevolezza che ci ha portato in diversi momenti delle nostre vite a prendere delle “decisioni esistenziali”, a decidere di cambiare lavoro o alimentazione, a decidere di non fare più certe cose – così come siamo stati educati o abbiamo visto fare attorno a noi – e agire invece in modo più consono al nostro sentire profondo.

Per questo lo yoga è, inevitabilmente, anche politica. Uno yogi è al servizio della comunità in cui vive, uno yogi promuove il risveglio delle coscienze e si attiva affinché il Bene prevalga. Uno yogi non fa proselitismo, poiché comunque ognuno ha il suo cammino, le sue prove della vita e le sue necessità karmiche, ma cerca di essere un esempio luminoso per gli altri, coltivando i valori spirituali e ricercando la Felicità libera dai condizionamenti.

Perseguire Yama è per il bene di tutti

Uno yogi che si impegna a rispettare i principi etico-morali conosciuti come Yama e Niyama necessariamente fa politica nel perseguire la non violenza (ahimsa), la ricerca della verità, dell’onestà e dell’impeccabilità della parola (satya), il controllo delle proprie energie e in particolare di quelle creatrici sessuali (brahmacharya), nel non appropriarsi di ciò che non gli appartiene, che sia un oggetto o un’idea (asteya) e nel non cader preda di desideri effimeri e passeggeri (aparigraha).

Ben diverso è appartenere ad un partito politico (e infatti, la nostra è un’associazione apartitica, ma non apolitica, che sarebbe una contraddizione nei termini per una realtà culturale, sociale e spirituale come la nostra).

Pensate ad una figura come quella di Gesù come verrebbe ritratta dai media oggigiorno… verrebbe visto come un rivoluzionario di sinistra, che protegge i ceti deboli, i poveri e le prostitute…

L’informazione e i social ci hanno abituato ad etichettare tutto molto facilmente, e a creare subito due fazioni, chi è “pro” e chi è “contro” qualcosa, che si tratti di temi legati alla famiglia, alla salute, all’educazione o alle ideologie. In modo molto riduttivo si tende a semplificare e a vedere il mondo o in bianco o in nero, anziché coglierne le infinite sfumature.

Essere da una parte o dall’altra è facile e non richiede particolari riflessioni. Scegliere la “propria” sfumatura, unica e speciale, richiede tempo, impegno, apertura e… rischi!

Quanto sono libere le nostre scelte?

Un grosso pericolo dell’informazione attuale è la sua capacità di manipolare le masse creando correnti di opinione (e in tal senso si veda il film “The Social Dilemma” che spiega molto chiaramente l’influenza che ha Facebook & co. sull’indirizzare le nostre scelte). Sin dagli inizi del ‘900 si è capito che la psicologia è la base di tutto il controllo delle masse, dell’orientamento dei comportamenti sociali e di come si possono indirizzare le persone a fare scelte persino assurde o malsane (come quando negli anni ’50 i medici consigliavano e pubblicizzavano le sigarette, quasi come fossero un medicinale benefico!). 

Ci fu l’uso dei messaggi subliminali, poi arrivò il marketing per studiare i modi in cui “creare” i bisogni e indurre le persone a comprare cose di cui non avrebbero realmente necessità. E’ però con l’avvento di internet e dei social media che la situazione è esplosa del tutto. Non è solo una questione di indirizzare le scelte dei consumatori, ma di traviare la realtà, di creare finzioni e distorsioni che modificano le nostre percezioni, i nostri pensieri e la nostra visione sul senso della vita.

L’umanità sempre più dipendente dalla tecnologia e dall’informazione proveniente dai social sembra non saper più riflettere, né essere in grado di usare il comunissimo buon senso, a disposizione di ogni essere senziente. A tal punto che ora si stanno riducendo sempre più i diritti fondamentali degli esseri umani in nome di un “bene comune” che è dettato dai poteri forti (finanza, media e multinazionali). Internet, attraverso i colossi come Google, Apple, Facebook, Twitter, YouTube sta pesantemente rimodellando la società, abituandola a pensare poco, in modo acritico e “politicamente corretto”. Ossia, se osi avere un pensiero fuori dal coro verrai linciato mediaticamente, considerato arretrato o intollerante (pur usando per questo un’intolleranza ben più feroce di quella che si denuncia, spesso con toni aggressivi, volgari e irridenti ben più arretrati di quel che si vorrebbe contestare).

Siamo nel mezzo di una continua programmazione mentale, in cui si usano strumenti psicologici di condizionamento delle masse come le “finestre di Overton”, in cui si iniziano ad inoculare concetti e situazioni inaccettabili, che poi gradualmente diventeranno considerate inevitabili (“il progresso non si ferma”, “la globalizzazione è inarrestabile”), per poi divenire nel giro di pochi decenni come la nuova realtà, e chi non la segue verrà emarginato o addirittura considerato un folle o un criminale a pensarla diversamente.

In tutto questo, come può lo yoga – insieme ad ogni altra via spirituale autentica – essere accondiscendente in ciò che sta trasformando sempre più in peggio la nostra società, resa sempre più impaurita, sottomessa, addormentata e standardizzata dal pensiero unico?

Capite bene che se la normalità è una società sempre più distopica, violenta, falsa, materialista, superficiale e priva di reali valori spirituali, ci vuole poco a risultare “strani” se sei una persona che semplicemente non beve alcolici, non mangia carne, non guarda la televisione, non ha un profilo facebook, non segue le mode e preferisce invece coltivare il silenzio interiore, abbracciare e fidarsi del prossimo, studiare testi sacri e vivere in armonia con i ritmi della natura. Eppure, se ci pensiamo, vivere bene e in serenità non sarebbe così difficile… se non ci fossero crisi finanziarie, guerre che costringono a fuggire e politiche istituzionali corrotte.

La vera politica è agire con coscienza

Una via come lo yoga non fa altro che seguire le leggi naturali del buon senso. Buon senso che corrisponde alla capacità di rimanere connessi a livello del proprio cuore spirituale (jivatma), alla capacità di coltivare la visione profonda delle cose e della realtà, di alimentare una frequenza di vibrazione elevata, che permetta di risuonare con gli aspetti più raffinati e sottili, di poter comunicare con l’invisibile, di rimanere profondamente fiduciosi nel Senso della Vita e nella sua perfezione. E, soprattutto, ci insegna a fare scelte dettate dall’amore e non dalla paura o dalla convenienza.

La via spirituale ci esorta a non fare compromessi nelle nostre scelte, sapendo rimanere saldi e integri, anche a costo di pagare un “prezzo” sociale salato. Talvolta la disobbedienza a regole disumane o leggi che limitano i diritti fondamentali riconosciuti è un atto doveroso per ogni yogi che agisce in coscienza.

Andare controcorrente, quando la corrente è involutiva, in una società triste e smarrita, è una necessità, poiché le libertà sono frutto di conquiste, sia a livello personale che collettivo.

Obbligare dei lavoratori a fare da cavie per delle terapie geniche sperimentali con tecnologie mai provate sino ad oggi, rischiando di amplificare il numero di varianti e senza avere alcuna idea degli effetti a lungo termine sulla popolazione, è per uno yogi molto pericoloso, poiché la libertà di scelta soprattutto in materia di salute deve rimanere un diritto inalienabile.

Lo yoga vuole invitare a riflettere, a guardarsi dentro per capire cosa muove le nostre scelte, poiché talvolta chi sceglie di aderire a politiche di questo genere in nome di qualche presunta concessione (come viaggiare, poter andare al cinema o allo stadio) può rivelarsi un compromesso interiore che si rifletterà poi con un certo scollamento dalla nostra anima.

I sentimenti di disagio, di incertezza, di oppressione che stiamo vivendo hanno bisogno di essere illuminati da uno stato di presenza e chiarezza mentale. La popolazione italiana è stata particolarmente traumatizzata, rispetto ad altri paesi, con immagini forti come le bare trasportate dai militari o gli intubati, generando reazioni di massa dettate dall’istinto di sopravvivenza che, si sa, non guarda più la ragione, non riesce a dare un senso e si appiglia così alle “autorità”. Il bambino spaventato impara a “non fare certe cose” solo per paura, senza chiedersi più perché; l’importante è ubbidire, aderire all’ordine impartito, così non si rischia di venir puniti.

Lo yoga chiede invece di guardarsi dentro, divenire coscienti delle proprie paure e traumi, per poi accogliere ora, da adulti, questi eventi come punti di partenza su cui lavorare, per diventare esseri umani sempre più liberi da condizionamenti.

Lo yoga chiede di rimanere integri dentro e non cedere a compromessi, sapendo cogliere il sussurro della voce interiore, sapendo accedere al livello sovramentale (vijnanamayakosha).

Non è più il tempo di ritirarsi nelle montagne a meditare isolati, soprattutto per uno yogi tantrico, che intende includere e non escludere, e che considera ogni situazione come un’opportunità di crescita e di risveglio, SE mossi da uno stato di centratura ed equilibrio interiore. Non è cosa che si risveglia dall’oggi al domani, ma lo yoga mette a disposizione tantissimi strumenti per alimentare quotidianamente una visione più chiara, che ci consenta di agire in accordo con una visione più saggia ed incorruttibile di fronte alle difficoltà.

In fondo, se non ci esponiamo noi, che siamo in un percorso di consapevolezza, nel proporre un approccio alla vita più armonioso, non dettato dall’ego ma dall’anima risvegliata, chi potrebbe farlo? Quali figure esemplari da seguire abbiamo in tema di felicità e saggezza nella vita? E se non agiamo adesso, quando avremo ancora l’occasione di unirci per mettere le basi di una società migliore?

Abbiamo un vantaggio però rispetto al solito, perché ora TUTTI sono messi in crisi, tutti sono portati a chiedersi cosa fare adesso. E se ci sarà un gruppo di esseri umani che lavora in armonia, in agire disinteressato, mosso dai più alti valori umanitari, abituato ad affrontare le dinamiche di gruppo con umiltà e disponibilità interiore, arricchito dai molteplici punti di vista, uniti in un ideale comune di Luce, Amore, Saggezza e Prosperità, questo potrà essere un motore importante di RISVEGLIO.

Non sentirsi soli in questo momento è molto importante. Fare rete con anime che hanno una visione comune, fiduciosa, entusiasta e cosciente è vitale. Questo è il tempo di applicare i principi yoga, è il tempo di mettere alla prova gli insegnamenti, di beneficiare degli effetti della pratica spirituale per mantenere il livello di coscienza elevato e preparare il passaggio ad una nuova dimensione! Anche quando questo sembra essere una voce fuori dal coro. Ma forse, molti aspettano solo che qualcuno dia l’esempio… 

In conclusione, lo yoga è una via profondamente politica e – di questi tempi – decisamente rivoluzionaria, ma è anche una delle poche vie di salvezza che abbiamo. Saranno le nostre scelte di Cuore a determinare il passaggio dall’epoca dell’oscurità – kali yuga – all’epoca della verità – satya yuga.

Come possiamo pensare di star meglio se non impariamo a riconoscere se i nostri gesti, pensieri, intenzioni ed azioni sono mossi dal timore del giudizio altrui, dalla paura della sanzione o di perdere il posto di lavoro e dai condizionamenti sociali, oppure se invece il nostro esistere è guidato dalla saggezza e dall’aspirazione sincera, dal coraggio di mettere in discussione le proprie certezze e modelli culturali (che vediamo chiaramente come non siano fonte di felicità e bellezza) ed essere pronti a lanciarsi in quell’ignoto che è la nostra responsabilità verso il momento presente?

Scegliamo di aprirci ad esplorare nuovi modi di vivere, più consoni ai ritmi della natura, ai valori profondi di amicizia, umanità e amore. Scegliamo di osare ciò che non è stato ancora pensato e creato, mossi da spirito di fratellanza e condivisione. Scegliamo di non delegare e prenderci in mano, pienamente, il nostro cammino, con umiltà. Poiché tanto sapere profondo si è perso in questo mare di informazione superficiale.

Abbiate fiducia negli insegnamenti millenari di vie come lo yoga. Lasciatevi ispirare dall’esempio luminoso dei grandi maestri spirituali. E pratichiamo! Pratichiamo assiduamente, intensamente e meravigliosamente le tecniche e gli insegnamenti ricevuti, affinché il nostro benessere diventi anche il bene di tutti!