Fondamento e forza della trasformazione

(tratto da una conferenza di Justina Cojan, insegnante di yoga)

“La legge suprema della risonanza, che governa la manifestazione (il Creato) si particolareggia in vari modi, per quel che riguarda le relazioni tra gli esseri umani”, ci dice la nostra Guida spirituale. Le relazioni tra le persone rappresentano l’opportunità per ognuno di noi di guardarci in altrettanti modi diversi. Ogni evento, ogni relazione, ogni amore, ogni amicizia, relazione affettiva o relazione interumana che abbiamo ci offre delle emozioni chiave, dei sentimenti chiave che ci portano alla perfezione. Le persone attorno a noi ci rifletteranno esattamente il tipo di persona che siamo ad un certo momento, potendo così vivere e perseguire insieme i sogni del nostro divenire. In questo senso, la guida spirituale ci dice che: “Quando una sola persona aspira e sogna con tutto il suo entusiasmo affinché avvenga un miracolo e appaia un mondo migliore con l’aiuto di Dio, questo rimane solo un sogno potente. Ma quando ci sono tante persone che aspirano insieme a lui e sognano con entusiasmo perché un miracolo appaia con l’aiuto di Dio per un mondo migliore, ecco che una formidabile e misteriosa forza si scatena grazie all’azione all’unisono, che permette senza dubbio di manifestare una nuova realtà, molto migliore”. Donatevi col cuore a chi vi sta vicino, è l’invito sempre valido che ci trasmette la guida spirituale.

“Vivere in modo ampio e profondo uno stato di fraternità spirituale ci consente di scoprire facilmente e presto la vera dimensione sublime e misteriosa dell’esistenza umana. E anche in questo caso, un grammo di pratica vale quanto tonnellate di teoria”.

Le forze del male cercano di attaccarci dall’esterno, ma soprattutto proveranno a scatenare una lotta interiore, che parte proprio nei cuori dei più deboli, ricettivi alle influenze negative, accaparrate dal dubbio, dalla sfiducia, dall’idea che la pratica non dia risultati, di cercare altrove, di non essere in grado, che questa via non si per noi, che abbiamo altre preoccupazione, che ci penseremo un giorno perché adesso dobbiamo pensare allo stipendio, a un certo progetto, e così via, rimandando così il nostro appuntamento con Dio.

Spesso la guida spirituale ci avverte in generale o individualmente sui test e le prove alle quali saremo sottoposti, indicandoci sia il motivo che il modo per superarle: “Dal più piccolo al più grande, ognuno di voi dovrà risvegliare e amplificare lo stato di UNITA’ e FRATERNITA’, così come lo stato di AMORE, BUON SENSO, BUONA VOLONTA’, INTELLIGENZA e UMILTA’, che sono tutti più che mai necessari.”

Lo stato di fraternità spirituale alla luce della legge occulta della risonanza è definito dalla nostra guida spirituale come: “Un legame di solidarietà, di amicizia e simpatia, che implica sempre una componente sottile-energetica, benefica, intima e specifica, che appare spontaneamente e si amplifica tra le persone membri di un gruppo o di una comunità spirituale”, come ad esempio tra coloro che praticano yoga. Inoltre, “il vero stato di fraternità fa apparire sempre e mantiene un pregnante ed ineffabile legame affettivo, che unisce gli esseri umani che allora sentono come sono non solo parti componenti di un certo gruppo armonioso, ma anche membri di una stessa ed unica famiglia spirituale”, poiché “fraternizzare intensamente e profondamente con gli esseri umani che fanno parte di un gruppo spirituale significa al contempo “mescolare” armoniosamente le energie sottili benefiche che esistono nella tua aura con le energie sottili benefiche che ci sono nelle aure altrui, realizzando così un salto che vi permetterà di entrare spontaneamente in risonanza con le diverse energie benefiche che ci sono nel Macrocosmo”.

La necessità dell’essere umano di integrarsi in un gruppo o comunità spirituale sulla via della trasformazione è qualcosa di assolutamente naturale in un cammino spirituale. Un gruppo spirituale potremmo dire che è l’inizio di tutto. Una sola persona, in generale, non può fare granché, può riuscire solamente con grandi difficoltà a realizzare quello che un gruppo spirituale ben coordinato può fare sulla via della nostra trasformazione. Un solo uomo ha prima di tutto bisogno di aiuto. In più, un uomo da solo può facilmente sbagliarsi sul suo “risveglio” e prendere per risveglio qualcosa che non è altro che una chimera. Se però più persone aspirano a trasformarsi, potranno lottare insieme con molta più efficienza contro il “sonno”, e potranno così aiutarsi reciprocamente. Anche se la maggior parte d’esse dovesse continuare a “dormire”, ci saranno però più possibilità che almeno una di loro si “svegli” e svegli così anche le altre. Allora, essendo tutti insieme potremo più facilmente unire le forze ed essere di grande aiuto. Con questo aiuto reciproco ognuno potrà arrivare molto più facilmente ad ottenere quel che si è proposto, ossia la trasformazione del suo essere. Così, se lavoreremo insieme ci aiuteremo gli uni gli altri, e potremo fare dei veri e propri salti spirituali, molto più rapidamente e meglio.

Facendo riferimento al “risveglio spirituale”, una persona che vuole risvegliarsi dovrà cercare altre persone che a loro volta vogliano risvegliarsi, allo scopo di lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo. Implicarsi in quest’opera e organizzare un gruppo spirituale impone una conoscenza che, di solito, l’uomo comune non ha. Per ognuno di noi un gruppo spirituale potrà essere, ad un certo punto, l’opportunità o la possibilità di ottenere quei risultati che da soli, forse, non saremmo in grado di raggiungere. Se un uomo vive senza conflitti interiori, se non interviene nulla nei suoi processi interiori, se si lascia sempre “trasportare dal vento”, si trasformerà molto, molto lentamente. L’integrazione in un gruppo spirituale può avvenire solo se si accende in noi una lotta interiore, e soprattutto se in questa lotta interiore noi vorremo veramente trasformarci e migliorarci in essenza. Ma per questa riuscita occorrono due fattori fondamentali:

  • che si mettano insieme persone che desiderano fare una certa cosa, di natura spirituale;
  • e occorre inoltre che ci sia una certa organizzazione.

Integrandosi in un simile gruppo spirituale, gradualmente appariranno le prime realizzazioni spirituali, prima in forma abbozzata e poi cristallizzandosi sempre più. Integrarsi veramente in un gruppo spirituale richiede, come ci dice la guida spirituale, un’attitudine a riconoscersi due volte: “per riconoscere davvero gli altri che fanno parte di un gruppo spirituale dovrai prima riconoscere te stesso, con lucidità e distacco”. Allora, le premesse per integrarsi in un gruppo spirituale sono soddisfatte, e noi potremo così “sostenerci” e aiutarci gli uni gli altri per trasformarci veramente. Riguardo a questo la guida spirituale ci dice: “nell’ambito di un gruppo spirituale una persona può sostenersi e se occorre essere aiutata dagli altri”.

Quindi, per accelerare il “risveglio” occorre coniugare gli sforzi, oltre alla presenza di qualcuno che svegli chi sta dormendo. Ma per portare il lavoro a buon fine e ottenere i risultati, un certo numero di persone dovrà lavorare insieme, e il lavoro del gruppo così formato dovrà soddisfare due condizioni assolutamente necessarie, ossia:

  • essere stabilmente organizzato;
  • essere coordinato da un saggio condottiero.

Senza queste due condizioni il lavoro spirituale in comune non darà i risultati attesi e tutti gli sforzi saranno vani. Il lavoro può essere organizzato solamente da chi conosce lo scopo e i problemi che possono apparire lungo la strada, che conosce i metodi e che è già passato a sua volta in un lavoro di gruppo organizzato. Su una via spirituale questo ruolo viene assunto dalla Guida spirituale.

Quindi, il primo scopo di chi inizia la ricerca della sua essenza sarà quello di integrarsi in un gruppo spirituale o in una comunità spirituale. La vera conoscenza di sé non può avvenire se non in un collettivo ben organizzato.

Una delle caratteristiche tipiche della natura umana è quella di guardare con più facilità i difetti altrui piuttosto che i propri. Ci sono tante cose che non vediamo di noi, ma che negli altri vediamo molto più in fretta. Scopriremo che quegli aspetti sono anche nostri. Così, gli altri membri del gruppo ci fanno da specchio e ognuno potrà così vedersi più chiaramente. Un gruppo spirituale è come una promessa fatta tra gli “io” di un certo numero di persone, per cominciare veramente un lavoro di trasformazione. Studiando noi stessi, ognuno comincia ad accumulare un’esperienza che risulta dalle osservazioni su di sé. In tal modo più persone avranno un’esperienza ben più ricca. Ognuno potrà usare l’esperienza totale del gruppo, perché lo scambio di osservazioni e il confronto sono uno degli scopi dell’esistenza dei gruppi spirituali.

Un vero gruppo spirituale è un’autentica scuola spirituale, che si riconosce da una serie di caratteristiche:

  1. Il primo aspetto caratteristico di un gruppo e più importante è quello di non essere basato sui desideri e le preferenze dei membri. I gruppi vengono costituiti da una Guida spirituale, che sceglie il tipo di persone capaci, dal punto di vista dello scopo perseguito, di rendersi utili agli altri. Nessun lavoro di gruppo è possibile senza una guida spirituale. Il primo passo è quello dicomprendere il ruolo della guida spirituale. Quando si capisce questo ruolo, anche se all’inizio sarà solo in modo parziale, il proprio lavoro diventa più cosciente, e quindi potrà dare risultati molto migliori. Può essere che lo scopo perseguito dalla guida spirituale non sia comprensibile a tutti, né che venga spiegato sin dall’inizio. Lo scopo e l’essenza del gruppo verranno compresi nel corso della pratica spirituale in comune, da ogni componente del gruppo, in base alle esperienze accumulate.
  2. La seconda caratteristica importante del lavoro in gruppo è che i partecipanti possono ritrovarsi insieme su uno scopo di cui, all’inizio, non hanno un parere chiaro, e che non si può spiegare prima che loro stessi comprendano l’essenza, i principi di lavoro e tutte le idee ad esso connesse. Sin dall’inizio ognuno dovrà avere la convinzione che lo scopo verso cui si rivolgono è il principio dell’equilibrio e dell’armonia. Senza questa convinzione il lavoro in un gruppo spirituale potrebbe svolgersi con grosse difficoltà o anche non avvenire per nulla. Questo principio è assicurato dall’attitudine che ognuno di noi manifesterà verso gli altri membri del gruppo. Su questo la guida spirituale ci ricorda che: “Quando viviamo intensamente e profondamente lo stato di fraternità spirituale, il fatto di avere dei pareri non significa imporli cocciutamente, in modo egotico, ma proporli con bontà e buona volontà”.
  3. Un’altra caratteristica è quella di mantenere il segreto. Quando si organizza un gruppo spirituale vengono imposte alcune condizioni a tutti i suoi membri. Di regola, all’inizio si esplica nella necessità di mantenere il segreto su tutto ciò che si ascolta e si impara in gruppo, e questo non solo per il periodo in cui siamo membri del gruppo bensì per sempre. Questo principio di mantenere il segreto deve essere assimilato sin da subito. Ebbene, con questo dobbiamo capire che non si tratta in alcun modo di avere segreti di qualcosa che essenzialmente non è un segreto, né si tratta di un tentativo deliberato di privarci del diritto di scambiarci le idee con i vicini e gli amici! Un primo motivo, molto semplice ed importante, di mantenere il segreto, è per il fatto che siamo incapaci di trasmettere correttamente quello che sentiamo e viviamo nel gruppo. Molto presto però, per nostra esperienza propria, quali membri di un gruppo spirituale, cominceremo a renderci conto di quanti sforzi, quanto tempo e quante spiegazioni siano necessarie per arrivare a comprendere quel che si dice all’interno del gruppo. Ci sarà allora molto chiaro di essere incapaci nel trasmettere chiaramente quel che stiamo vivendo nel gruppo. E allo stesso tempo ci accorgiamo che dando un’immagine parziale agli amici, non facciamo altro che rischiare solamente di allontanarli dalla possibilità che anche loro si uniscano al nostro gruppo spirituale o ad un altro gruppo, poiché non potranno capire granché dall’esterno, e si creeranno più che altro visioni distorte, problemi e dispiaceri. Se nonostante questo avvertimento noi cercheremo comunque di trasmettere ai nostri amici cose dette nel contesto del gruppo, non passerà molto prima che ci rendiamo conto di come questi tentativi non diano i risultati attesi, anzi. Questo perché ognuno ha le sue teorie, interpretando in maniera errata quel che hanno sentito, dando un senso completamente diverso rispetto a quanto è stato detto e fatto da quel gruppo spirituale. Ecco che allora ci renderemo conto dell’inutilità di questo comportamento, e la legittimità di questa condizione comincerà a diventare evidente.

Un secondo motivo di mantenere il segreto è dato dalla difficoltà che hanno le persone nel rimanere in silenzio sulle cose che interessano. Ci sarà la voglia di parlare a tutti quelli con cui si è abituati a confidarsi. Ma contro questa usanza il silenzio diventa una forma di austerità, di TAPAS, molto difficile. Chi però comprenderà e seguirà questa regola farà un ottimo esercizio di ricordo della propria natura divina e di sviluppo della volontà. Solo un uomo che può rimanere in silenzio quando occorre è padrone di se stesso. Chi riuscirà a seguire questa esigenza entrerà facilmente nella categoria delle persone serie, sensibili, che apprezzeranno più di ogni altra cosa il silenzio e la riflessione. Chi riesce in un gruppo spirituale a fare ciò, scoprirà diversi lati bellissimi della propria persona, che non aveva notato ancora sino ad allora.

  1. Inoltre, si chiede ai membri di un gruppo di dire tutta la verità alla guida spirituale. Di solito non ci rendiamo conto del fatto che essere sinceri proprio quando occorre è una delle cose più difficili al mondo. Così, dobbiamo prima di tutto imparare ad essere sinceri nel modo in cui ci rapportiamo alla nostra guida spirituale. Dire una bugia deliberata alla guida spirituale, non essere sinceri con noi stessi, o il semplice fatto di nascondergli qualcosa, rende la nostra presenza nel gruppo completamente inutile. Questo atteggiamento può essere anche peggiore che comportarsi in maniera incivile o senza buon senso.
  2. Un altro aspetto molto importante è quello di ricordarci sempre il motivo per cui siamo entrati nel gruppo spirituale. Noi veniamo in un gruppo o un collettivo spirituale per imparare e per lavorare su di noi, ma non secondo quello che ognuno si aspetta, bensì secondo quanto ci viene detto di fare. Così, se cominceremo che non appena siamo entrati nel gruppo manifesteremo sfiducia verso la guida spirituale, criticandola, pensando di saperne di più noi su come si dovrebbe guidare il gruppo, e soprattutto dando dimostrazione di mancanza di rispetto verso la guida spirituale, se mancheremo di considerazione, se saremo impazienti, se avremo la tendenza a fare discussioni inutili, tutto questo blocca in partenza ogni possibilità di trasformazione. La trasformazione non è possibile se non nella misura in cui le persone si ricordano che sono arrivate qui per imparare e non per insegnare agli altri.
  3. Al di fuori di queste esigenze fondamentali, è naturale e assolutamente necessario che i membri di un qualunque gruppo spirituale lavorino insieme. I saggi yogi affermano che: “la vita spirituale senza TAPAS è come un cuore senza amore”. È più difficile di quel che pensiamo trovare anche solo due persone capaci di armonizzare le loro aspirazioni spirituali. Il desiderio di tali gruppi di ritrovarsi nelle stesse aspirazioni deve nascere spontaneamente, senza spinte estranee. Il lavoro insieme renderà possibile l’amplificazione per risonanza di tutto quello che, coordinato e sostenuto dalla guida spirituale, si vuole ottenere attraverso l’azione collettiva. Ogni partecipante dovrà capire il fatto che realizzare con successo un TAPAS collettivo implica, tra le altre cose, purificazione, autodisciplina e austerità. Il tapas rappresenta uno sforzo realizzato consapevolmente, svolto per bruciare quanto prima tutti i desideri inferiori che ci impediscono lungo il cammino di arrivare allo scopo spirituale ambito. In essenza, è lo sforzo di raggiungere la fusione con Dio Padre. Molte delle persone che sono su questa via spirituale, di pratica yoga, sono integrate in un gruppo spirituale o in un altro. Ognuno ha il suo ritmo di trasformazione, che viene “disturbato” ogni qual volta si richiede di fare un grosso sforzo. Coloro che non possono partecipare ad un’azione collettiva o la iniziano ma poi la abbandonano PERDONO UN’OCCASIONE UNICA. Anche se i motivi dell’abbandono sono azioni individuali comunque spiritualmente orientate, non possiamo però dimenticare che tutte le azioni svolte per portare a buon fine un TAPAS rappresentano di fatto degli sforzi per distruggere le limitazioni che ci sono in noi, dovute a diversi pregiudizi. Lo sforzo interiore realizzato con il TAPAS non è una semplice attitudine che cerca in modo anemico di modificare le cose in superficie, ma agisce rapidamente e diretto alla causa, identificando e poi eliminando le impressioni, le attitudini e le reazioni di base che generano in noi sofferenza. Il TAPAS implica inoltre ardore nella convinzione e nella totale fiducia sul fatto che lo porteremo a buon fine. Questa fede incrollabile ci permette di raggiungere l’obiettivo perseguito durante la realizzazione riuscita del TAPAS. Se alcuni di noi si accontentano di frequentare il gruppo e non lavorano, ma si immaginano solamente di lavorare, o considerano come lavoro la loro semplice presenza nel gruppo, o come succede spesso, vengono agli incontri per perdere del tempo, considerando il gruppo come un posto di incontri piacevoli, allora la loro “presenza” nel gruppo diventa inutile. Allora, prima partiranno di loro iniziativa e meglio sarà anche per gli altri.

Le esigenze fondamentali imposte ad un collettivo determinano le regole fondamentali per tutti i membri di un collettivo. Queste regole aiutano chiunque voglia trasformarsi, a liberarsi dalle migliaia di problemi che potrebbero fermarlo o ostacolarlo nella sua trasformazione, e in più lo aiutano a ricordargli di se stesso. Può succedere che all’inizio di un tapas ci sia una regola che ad alcuni non piace. A costoro, le regole sembrano delle inutili costrizioni della loro libertà, o una noiosa formalità, e allora quando gli vengono ricordate queste regole di continuo, gli sembra una dimostrazione di insoddisfazione o di cattiva volontà da parte della guida spirituale. In realtà, le regole costituiscono il primo e principale aiuto che ognuno riceve con il TAPAS. È evidente che le regole non sono fatte per giocare o per dare soddisfazione, e nemmeno per rendere le cose più facili, ma seguono un obiettivo ben definito. Se ognuno di noi si potesse ricordare di se stesso e fosse in grado di capirsi con gli altri, allora le regole non sarebbero più necessarie. Le regole non sono mai facili, piacevoli o accomodanti. Al contrario, devono essere difficili, spiacevoli e scomode, altrimenti non seguirebbero il loro scopo. Se resistiamo a simili restrizioni beneficeremo dello stato di fraternità che c’è in noi, di cui la nostra guida spirituale ci dice: “In ogni essere umano lo stato di fraternità spirituale esiste allo stato latente e può venire facilmente risvegliato con uno sforzo costante ed appropriato. Quando risvegliamo e amplifichiamo lo stato di fraternità spirituale, allo stesso tempo beneficiamo di continuo di tutti i vantaggi che ci offre, e diventiamo inoltre un esempio “contagioso” per tutti quegli altri che fanno parte della stessa comunità spirituale”.

Il TAPAS collettivo è necessario innanzitutto per la complessità della struttura umana. Ogni gruppo può ritrovarsi con persone pettegole, attaccabrighe e litigiose, che sono solamente una fonte di pensiero inferiore. Sia l’alta società che il cosiddetto volgo favoriscono la manifestazione di questa corrente inferiore. Persino lo spirito più puro non può vivere in un simile ambiente senza rimanerne affetto. Per resistervi è necessario mobilitare senza sosta le nostre forze spirituali. La maggior parte della gente non resiste, e cadendo preda, accecata o affossata dalla difficoltà della lotta e della resistenza contro corrente, finisce per smarrirsi e annullarsi in questa società. Avendo attorno a noi così tanti elementi nocivi, è una necessità che si organizzino gruppi di persone con aspirazione spirituale, che con le loro azioni – o anche nel silenzio comune – attirino una corrente di pensiero quanto più pura. Più si ritroveranno spesso in simili azioni e maggiormente ogni individuo del gruppo avrà la forza di difendersi giorno e notte dagli attacchi negativi e dalle influenze nefaste circostanti. Si creerà così un legame con il livello spirituale più alto, più puro e potente. Maggiori saranno gli sforzi deposti per realizzare azioni collettive e più sarà solido questo legame.

Da soli non abbiamo sufficiente forza per vincere le “forze dell’oscurità” che ci circondano, per opporci al flusso spietato delle correnti inferiori che spesso si sollevano contro di noi. La vibrazione spirituale di un piccolo gruppo di persone fortemente unite e sempre di comune accordo ha un valore altissimo. Il loro pensiero puro può diventare parte del pensiero e della forza dei sapienti, potenti e benefici Spiriti che verranno attirati in quel gruppo e che, se chiamati, verranno in loro aiuto. Questa vibrazione ci purifica l’intelletto, conferisce vigore e potere, distrugge i germi della malattia, ci anima nuove idee e piani in tutte le nostre azioni spirituali.

Per un uomo solo è difficile mantenere il controllo completo su se stesso, cioè sui suoi diversi aspetti. Potrebbe fare quasi tutto senza la necessaria intensità, o quasi nulla quando servirà, e lascerà passare i momenti in cui è necessario un lavoro sostenuto. Da solo non potrà implicarsi totalmente in quello che fa. Cercherà di arrivare allo scopo con i minori sforzi possibili e questo difficilmente porterà una reale trasformazione. Allora occorre un supersforzo, un TAPAS collettivo che consiste nel fare il lavoro in maniera molto più rapida di quanto lo richieda la sua natura individuale.

Se l’uomo fosse in grado di lavorare su di sé, tutto sarebbe già semplice e le scuole spirituali sarebbero inutili. Ma questo non è (ancora) possibile ed egli dovrà cercare in profondità i mezzi necessari alla trasformazione. Per cambiare le brutte abitudini, per armonizzare i centri di forza, occorre un lavoro speciale, ben definito e di lunga durata. Non ci sono miracoli finché l’uomo non comprende il fatto che è già miracoloso il fatto di essere capace di trasformarsi.

Insieme a queste regole generali, alcune condizioni particolari possono venir imposte ad ogni persona. Queste sono in relazione al difetto o alla caratteristica negativa evidente di ognuno. Quindi, la partecipazione al TAPAS collettivo sarà principalmente una lotta contro questo difetto, evidente o dominante, reso consapevolizzato. È ovvio che queste regole particolari non sono valide per tutti, in quanto quel che è necessario per qualcuno non lo è per qualcun altro. Chi parla troppo deve imparare il silenzio. Chi rimane sempre zitto dovrà imparare a parlare.

Qui può venire in aiuto, per ognuno di noi, la guida spirituale. Solo lui può indicarci quale predominanza abbiamo che ci ostacola sulla via della trasformazione, e inoltre ci può indicare il modo in cui annullarla. Ognuno dovrà divenire cosciente con tutta sincerità del problema con cui si confronta, perché solo allora saremo pronti per il passo successivo, solitamente molto più difficile, di trasformazione. La partecipazione effettiva sarà una lotta vinta contro l’aspetto o il difetto che normalmente ci impedisce di trasformarci. In più, chiunque scappi dai suoi doveri o eviti di completarli, mostra che o non vuole trasformarsi, oppure che non può. Di norma, la guida spirituale all’inizio ci da dei compiti molto facili, e approccia alcune azioni più importanti di traverso; le suggerisce piuttosto che rivelarle. Se vede che è stato capito e che i doveri sono stati fatti, allora passa a compiti più difficili. Questi compiti o doveri ricevuti, implicitamente o esplicitamente, dalla guida spirituale li consideriamo altrettanto come dei test spirituali. La guida è molto prudente nello scegliere le prove spirituali. Può succedere che non riusciate o che vi fermiate di fronte ad un certo test spirituale, che le persone si rivoltino contro la pratica spirituale, contro la guida, contro gli altri membri del gruppo.

Nulla può mostrare meglio il carattere di un uomo della sua attitudine verso la pratica spirituale e verso la sua Guida spirituale. Una persona decente si comporterà decentemente, anche quando considera di essere stata vittima di uno sbaglio o di un’ingiustizia. Al contrario, molti riveleranno in simili circostanze lati della loro natura che senza quel test sarebbero rimasti nascosti per sempre, vedendo in questo un mezzo indispensabile per far uscire in superficie la loro vera natura. Una persona può immaginarsi a lungo e in tutta sincerità di volersi trasformare, facendo anche grossi sforzi per questo, e poi buttare alle ortiche tutto e ribellarsi di fronte alla trasformazione. Allora cercherà di giustificarsi, inventando contro argomentazioni, falsando volutamente il senso di tutto quel che ha sentito, e così via.

È piuttosto difficile fare una descrizione completa del modo in cui si svolge il lavoro spirituale, visto anche come TAPAS collettivo, che si assume un gruppo spirituale, se non attraverso l’esperienza diretta. Ogni sforzo dell’aspirante produce una crescita delle sue pretese verso se stesso. Finché un aspirante non ha fatto seri sforzi, non può pretendere nulla da lui, ma man mano che i suoi sforzi aumentano, aumenteranno anche le sue “pretese”. Più una persona fa sforzi e più le viene chiesto di essere responsabile. Spesso crediamo che gli sforzi anteriori, i meriti precedenti, ci diano privilegi, diminuendo quel che ci può venire chiesto, diventando così una specie di scusa. In questo caso saremo portati a indebolire la perseveranza della SADHANA o continueremo a fare degli errori. Nulla di quel che è stato fatto ieri può servire come scusa per oggi. Al contrario, se una persona non ha fatto nulla ieri, non le si può chiedere nulla oggi. Ma se ha fatto qualcosa ieri, significa che oggi potrà fare ancora di più. Così, devi fare sempre qualcosa, essere attivo e spiritualmente efficiente.

Tuttavia, per essere in grado di aiutare gli altri dovrai prima avere la forza necessaria per il tuo perfezionamento. Attraverso TAPAS collettivi, di solito accumuliamo e assimiliamo questa forza in maniera incomparabilmente più veloce – se questo avviene in luoghi esclusivamente dedicati alla trasformazione spirituale. Anche se non sappiamo ancora cosa sia questa forza, dobbiamo essere convinti del fatto che Dio ascolta e risponde alle nostre preghiere. Quando più persone si riuniscono nello stesso posto ed emanano tutte la stessa corrente mentale, l’atmosfera si carica di etere spirituale superiore. Il pensiero di forza e l’aspirazione spirituale lasciano in questo luogo un “fluido sottile” che agisce beneficamente su quelli che entreranno in quello spazio. Il contributo, foss’anche spiritualmente modesto, di coloro che si sono caricati di questo fluido spirituale si accumula in quel luogo, che a ben vedere può essere considerato sacro, e diventare come un tempio. Se un simile luogo non avrà altri scopi e non offrirà accesso a pensieri inferiori, egoisti, con il tempo diventerà un enorme accumulatore spirituale. La forza spirituale accumulata in un simile luogo rinforzerà quelli con una scarsa volontà, sosterrà i deboli e i depressi. Qui ogni partecipante si sentirà alimentato dalle vibrazioni benefiche esistenti e potrà trovare sicuramente uno stato di calma e quiete così necessario. Quando frequentiamo un simile luogo dovremo avere l’anima quanto più pulita. Le discussioni inutili, le conversazioni inutili e senza senso, indeboliranno l’“aura” spirituale di quel luogo. Così, la luce infinita di cui noi facciamo parte non potrà essere sentita vibrare in noi. Quando partiremo da quel posto il nostro spirito sarà fortificato, rigenerato, purificato, colmo di gioia e allegria. Così, in questi luoghi dove si accumulano stati d’animo elevati potremo vivere più facilmente stati superiori di coscienza. Chi arriva in un luogo simile si sprofonda in una limpida e potente ispirazione spirituale. Il desiderio fermo di perfezionarsi lascia in quel luogo qualcosa di reale, capace di aiutare anche tutti quelli che verranno dopo di te. Arrivi da casa preoccupato, triste e stanco, per ritrovare la tua quiete interiore, per la pace dell’anima e per l’aspirazione spirituale, l’unica in grado di elevare e trasformare in gioia il lavoro di ogni giorno. Noi riceviamo questa forza che ci viene donata dalla nostra guida spirituale. Ogni “dono perfetto” che ci dona non è per un solo uomo, ma per il bene di tutti. La preghiera rivolta alla Guida spirituale dovrà essere sempre accompagnata dall’umiltà di fronte alla considerazione superiore. Solo così riceveremo con il tempo i più importanti ed impermanenti doni.

La comparsa e l’amplificazione dello stato di fraternità in un gruppo o in un collettivo spirituale è condizionato da una serie di richieste, di condizioni necessarie che debbono essere soddisfatte da ogni membro o partecipante al lavoro in comune: compassione, perdono, amore, sincerità, simpatia, altruismo, reciprocità, unione e solidarietà, responsabilità, aiuto reciproco, bontà e buona volontà, amicizia. Tutte queste, singolarmente o insieme, descriveranno l’attitudine più o meno trasformante di un aspirante integrato in un gruppo spirituale. Nessuno dei fenomeni di ordine superiore, che trascendono la categoria dei fatti comuni, osservabili nel quotidiano, può essere osservato o studiato con i mezzi classici, nel nostro normale stato di coscienza, così come si studiano i fenomeni fisici. Nel caso dei fenomeni d’ordine superiore vi è qualcosa che necessita per la loro osservazione e studio di uno stato emozionale speciale. Ciò esclude completamente la possibilità degli esperimenti e delle osservazioni condotte “scientificamente”. Rappresenta una certa trasformazione del modo di guardare, di definire gli scopi, i desideri, le aspirazioni, oltre a diminuire l’individualismo, che per molti è ancora purtroppo un aspetto fondamentale dell’attitudine di fronte alla vita.

Le attitudini malvagie nella pratica spirituale portano inevitabilmente a risultati negativi, ancor più che in un qualunque altro ambito. Anzi, possono addirittura essere opposte agli scopi per i quali sono state realizzate le azioni. Integrarsi in un collettivo spirituale e partecipare effettivamente alle sue azioni deve essere il risultato di una decisione assolutamente volontaria, senza alcun tipo di persuasione o di costrizione. A volte ci stupiamo del fatto che alcuni, nel tempo, cambiano il loro atteggiamento verso noi stessi o verso la guida spirituale. E tali casi sono abbastanza frequenti. Si sono dimenticati di cosa li ha portati sul cammino. Adesso essi portano nel loro lavoro di trasformazione le loro attitudini soggettive e meschine, cominciano a giudicare la guida spirituale e gli altri, come se fossero in grado di poter giudicare qualcuno. Questo si riflette nell’atteggiamento verso le idee esposte dalla guida spirituale e verso tutto quel che ci dice. Così essi cominciano ad “accettare delle cose” e a “non accettarne delle altre”. Sono d’accordo su una cosa, ma non lo sono su un’altra. Accordano fiducia alla guida spirituale in un caso, ma in un altro sono pieni di sospetti. Arrivano ad immaginarsi di essere capaci di “trasformarsi” in queste condizioni, cioè senza avere la piena fiducia nella guida spirituale e senza accettare tutto incondizionatamente. In realtà, ciò è impossibile. E cominciano le “interpretazioni”, con nuove spiegazioni e nuove teorie che non hanno nulla in comune con quello che avrebbe detto o meno la guida spirituale e con il lavoro trasformatore.

Continuare a mantenere un’attitudine equilibrata in ogni situazione costituisce un passo importante nella realizzazione del TAPAS o del lavoro in un collettivo spirituale. Ad esempio, parlare con intelligenza e senso della misura mentre gli altri si agitano e parlano inutilmente è molto più valido che il non parlare quando si è da soli. Vista dall’esterno, questa attitudine sembra illustrare un perfetto autocontrollo, ma in realtà è la manifestazione della natura interiore dello yogi, calma ed equanime in permanenza. Attraverso la pratica attenta e perseverante di questi TAPAS collettivi si giunge gradualmente ad uno stato di libertà incondizionata che permette a quelle regole, che prima ci sembravano restrittive e imposte dall’esterno, di realizzarsi spontaneamente grazie alla nostra stessa natura interiore. Non dimentichiamo il fatto che la disciplina in una scuola spirituale si basa sulla comprensione.

Non è possibile la trasformazione dell’essere umano al di fuori di una scuola spirituale, o lo è ma solo fino ad un certo punto, rimanendo incompleta. L’essere umano, in generale, non ha un disegno o un sistema che lo possa aiutare nel suo sforzo di trasformarsi ad acquisire la conoscenza necessaria per una reale trasformazione. Una scuola spirituale non può esistere senza l’insegnamento ricevuto da una guida spirituale. Così, se siamo giunti alla conclusione che non possiamo trasformarci pienamente senza una scuola spirituale, meglio allora parteciparvi con abnegazione per esserne un valido contributo. Solamente insieme, attraverso il lavoro di tutti i membri della nostra scuola su se stessi riusciremo a capire il sistema che lo sostiene, in modo che ognuno capirà il fatto che, una volta partiti sulla Via spirituale nessuno ti può fermare, a parte te. In tal modo, ognuno testerà la forza spirituale accumulata e la capacità di affrontare le prove personali e di gruppo.