da “Lo Yoga cristiano – La preghiera esicasta”, a cura di Padre Giovanni Vannucci
La tradizione esicasta accenna a due centri sottili, nei quali l’attenzione deve sostare durante l’esercizio della respirazione, legato alla Preghiera del Cuore.
Le tradizioni orientali enumerano sette centri sottili a partire dalla base della spina dorsale, l’osso sacro fino alla parte superiore della scatola cranica. La tradizione orientale è basata su questi presupposti d’esperienza: l’uomo usa abitualmente una parte limitata del suo cervello, per questo possiede un insieme di facoltà latenti e inutilizzate, mediante degli esercizi di concentrazione mentale, uniti ad esercizi muscolari, alle varie posizioni del corpo, alla respirazione controllata, si può arrivare lentamente ad illuminare queste zone assopite. Ognuna delle quali, una volta rianimata, ci dischiude un universo nuovo.
Questi centri sottili sono in realtà nel cervello, li percepiamo però localizzati in alcune regioni del corpo; come quando ci fa male la caviglia sappiamo che la percezione reale del dolore è nel cervello, così percepiamo questi centri in quelle zone del sistema nervoso cui sono collegati, benché siano localizzati nel cervello stesso. Dal punto di vista pratico, la concentrazione viene esercitata sui centri come se fossero realmente situati alla base della colonna vertebrale, all’altezza dell’ombelico, del cuore, della fronte, al vertice del cranio ecc.
Una domanda si presenta a chiunque studia e cerca di sperimentare la realtà dei centri sottili e delle aperture di coscienza connesse alla loro rianimazione: il Cristianesimo li ha conosciuti? Se la risposta è positiva, come mai su di essi non esiste il minimo accenno nelle teologie, ascesi, catechetiche ufficiali?
Vari indizi, oltre all’accenno esicasta su due centri, ci persuadono che essi fossero conosciuti dal Cristianesimo. Il piccolo segno della croce che vien fatto dal sacerdote e dai fedeli all’inizio della lettura del Vangelo, il pollice della mano destra traccia una croce al centro della fronte, sulla bocca, sul petto.
Ad ognuna di queste zone corrisponde un centro sottile, alla fronte corrisponde l’Ajna chakra dello yoga, la ghiandola della ipofisi, il centro coordinatore delle funzioni intellettuali e psichiche, la sede dello spirito di iniziativa, della generazione del Verbo; alla bocca corrisponde il Vishudda Chakra dello yoga, la ghiandola tiroide, in esso il Verbo generato nella fronte si riveste di suono e può essere espresso con vibrazioni appropriate; il cuore corrisponde all’Anahata Chakra dello yoga, la ghiandola del timo. Questa zona governa l’emozione, il sentimento, il coraggio, l’amore. Il piccolo segno della croce collega queste tre zone sottili, nell’annuncio della parola, l’intelligenza, il suono, l’amore devono essere in perfetta armonia. Nel rito del Battesimo il sacerdote traccia i segni sulla fronte e sul centro cardiaco del battezzando, impone la mano sul capo e al termine del rito traccia una croce col Crisma sulla sommità del capo. Nella Cresima il Vescovo segna con la croce la fronte del cresimando, in quello della ordinazione sacerdotale pone i palmi sul capo degli ordinandi.
Il centro dell’ombelico, Manipura Chakra dello yoga, le sue ghiandole sono le surrenali. E’ la sede della vitalità fisica, il grande serbatoio dell’energia pranica.
Il centro del capo, Sahasrara Chakra per la dottrina yoga, la ghiandola ipofisi, è stato sempre riconosciuto dalla chiesa come punto anatomico centrale, l’aureola dei santi ne precisa la posizione. E’ il punto della spiritualità matura, del mentale superiore o sopramentale. Non possiamo pensare che questi gesti rituali siano nati per puro caso, avranno avuto il loro contenuto di conoscenze e di motivazioni. La loro corrispondenza con l’ubicazione dei centri sottili superiori della tradizione orientale, ci deve far pensare seriamente a delle conoscenze che il prevalere del razionalismo occidentale ha obliterato. La medicina occidentale conosce il rapporto esistente fra specifiche disfunzioni fisiche e la psiche del malato, parla della mentalità dell’ammalato di tubercolosi, del cardiopatico, dell’ulceroso gastrico ecc. La parte psichica aderisce a quella fisica, l’invisibile è incollato al visibile. Non c’è da chiudersi nell’incredulità di fronte alle affermazioni che sottolineano lo stretto rapporto tra la psiche e le ghiandole endocrine, e la possibilità di un loro risveglio e armonizzazione coscienti. Tenendo conto di questa possibilità, soprattutto se vi è stata una sperimentazione dei centri sottili e delle loro energie, alcune parole di Cristo acquisterebbero un significato più preciso e più vasto, la parola sull’occhio, lampada del corpo (Mt.6, 22), non trova il suo pieno significato nell’occhio spirituale situato nel centro della fronte? Le numerose parole sul “cuore”: la visione di Dio è concessa a chi ha il cuore non contaminato da germi del male (Mt.5, 8); la lingua esprime ciò che domina nel cuore (Mt.12, 34); il cuore segue le aspirazioni dell’uomo (Mt.6, 21); Dio deve essere amato con tutto il cuore (Mt.22, 37); di se stesso dice di essere umile e mite di cuore (Mt.11, 29); fanno supporre la conoscenza del centro del cuore.
La tradizione cristiana, con l’unica eccezione della preghiera esicasta, conosce soltanto i chakra superiori mentali e cardio-affettivi. Nasce spontanea la domanda perché il rituale cristiano non protegge i Chakra situati sotto il diaframma, da dove salgono gli impulsi che possono squilibrare il dominio dei centri superiori?
Forse perché la religione dell’amore ha compreso che non è richiesto, per il risveglio del centro del cuore, il passaggio attraverso i tre primi chakra; si può raggiungere la trasfigurazione partendo dall’animazione del cuore. Anche Bhakti yoga, lo yoga dell’amore, parte da questo centro. Forse esistono due sentieri destinati a due differenti categorie di anime: la sublimazione delle energie sessuali, e quella della partenza dalla regione del cuore per anime eccezionali che hanno subito, per un dono di grazia, il fascino della materia.