La Dea senza testa che offre un Discernimento Perfetto

di Dan Bozaru, insegnante di yoga

 

La terribile immagine di Chinnamasta, la sesta Grande Forza Macrocosmica del pantheon induista, è il modo più espressivo per suggerire la trasformazione fondamentale dell’essere umano, che consiste nell’abbandonare l’individualità limitata ed effimera dell’ego, affinché possa essere estaticamente riassorbito nella pienezza della Coscienza Universale di Dio Padre.

Nel pantheon tantrico, la sesta Grande Forza Macrocosmica è CHINNAMASTA, la dea con la testa mozzata. Questa particolarità simboleggia la capacità di trascendere la mente e le sue funzioni, così da raggiungere infine l’estatico riassorbimento nel Vuoto Supremo della Coscienza Divina Assoluta.

L’immagine senza testa di CHINNAMASTA ha causato, nel tempo, numerose reazioni avverse e interpretazioni errate anche tra rinomati orientalisti, essendo associata a pratiche e tradizioni magiche oscure del Tibet e dell’India. In realtà, queste considerazioni affrettate hanno rappresentato solo i limitati tentativi dell’Occidente di comprendere il significato profondamente esoterico di alcuni aspetti della tradizione spirituale tantrica, ovvero quei significati che vanno ben oltre le immagini convenzionali, gregarie e stereotipate che le persone della società moderna costruiscono costantemente, essendo così limitate da molte religioni e pregiudizi radicati. Pertanto, la tendenza relativamente naturale dei ricercatori orientalisti di fronte alle rappresentazioni tradizionali di CHINNAMASTA è stata, innanzitutto, quella di vedere nelle immagini della Dea Senza Testa la manifestazione di aspetti macabri e disturbi psichici legati agli artisti che le hanno create, rendendo loro quasi impossibile accettare l’idea di un simbolismo spirituale dai profondi significati esoterici.

 

La saggezza è oltre la mente

Da un punto di vista psicologico, ciò che in realtà provoca la sensazione di paura e rifiuto nell’osservare la rappresentazione di un’entità senza testa è l’idea di mancanza di identità, che le persone associano immediatamente e quasi inconsciamente al proprio essere. Ora, è noto che il senso di identità, in altre parole l’individualità, rappresenta l’elemento fondamentale di “sostegno” dell’essere umano nella manifestazione, la base della comprensione e della concezione di sé e del mondo circostante. Una volta rimossa questa idea o questo “sostegno”, l’uomo comune si sente completamente disorientato, senza alcun punto di riferimento, perso in un oscuro ignoto. Pertanto, cercherà con ogni mezzo di proteggersi (sia inconsciamente che consciamente) non solo dalla “perdita” della propria identità, ma anche da idee o suggestioni esterne, più o meno chiare, riguardanti questa “separazione dall’identità (o dall’ego)”. L’uomo moderno, il cui comportamento e modo di pensare sono prevalentemente logici e razionali, ritiene che “perdere la testa” equivalga a perdere il contatto con il senso ordinario della realtà, il che, da alcune prospettive, è perfettamente vero. Tuttavia, da un punto di vista spirituale, questi aspetti assumono significati completamente diversi. Essere “senza testa” è, ad esempio, una delle metafore sottili più note per gli yogi iniziati, che si riferisce al trascendere l’identificazione con la coscienza corporea o al superamento dell’attaccamento a pensieri e desideri. In pratica, non osserviamo la nostra testa più di quanto osserviamo la parte posteriore del nostro corpo, e l’esperienza dell’interno del cranio è essenzialmente l’esperienza di uno spazio vuoto, perché nessuno può dire, ad esempio, di “sentire” il proprio cervello e le ghiandole ad esso associate. Pertanto, ad un’analisi lucida e distaccata, dalla prospettiva simbolica di questi aspetti, possiamo dire che, in pratica, “non abbiamo testa”, almeno fino al momento in cui non guardiamo la nostra forma corporea allo specchio.

Dalla prospettiva della tradizione spirituale yogica, la condizione di essere “senza testa” rappresenta in realtà la nostra vera natura interiore, quella del testimone divino perfettamente distaccato. Implicitamente, tale condizione ci dimostra che la nostra attuale “posizione” in questo corpo è in realtà solo un’apparenza illusoria e non una realtà fondamentale del nostro essere. Se, ad esempio, il pensiero forte e costante “Io sono questo corpo” non fosse più supportato dalla mente, la coscienza individuale tornerebbe gradualmente alla sua condizione originaria, quella che non dipende dalla forma o dal pensiero. Inoltre, questa idea di “senza testa” è frequentemente usata come metafora spirituale negli insegnamenti del sistema JNANA YOGA, nell’ADVAITA VEDANTA e nella tradizione Zen.

 

Chi muore prima di morire, non muore dopo la morte.

Pertanto, CHINNAMASTA (la cui rappresentazione è senza testa) è la Grande Forza Macrocosmica che aiuta l’aspirante yogi devoto e sincero a dissolvere la propria mente (con tutte le sue idee, attaccamenti, abitudini, pregiudizi e forme-pensiero) nella Pura Coscienza Divina, aiutandolo così a trascendere la mente e a fondersi con lo stato sovramentale (UNMANA) del Vuoto Beatifico Divino.

Per questo motivo non si dovrebbe temere di “perdere la testa” o il tempo, perché prima o poi la morte compie la “grande traversata”, che l’uomo comune lo voglia o no. Infatti, l’unica via per il risveglio spirituale è il cosiddetto “sacrificio della mente”, che implica la rinuncia al complicato meccanismo dell’attaccamento e dei pensieri possessivi, il più importante e potente dei quali è quello che sostiene l’idea che “io sono questo corpo”. Nella tradizione spirituale iniziatica, questo sacrificio è simboleggiato dal taglio della testa, indicando così suggestivamente la separazione della mente dal corpo, ovvero la liberazione della coscienza dalla costrizione dell’involucro materiale del corpo fisico. D’altra parte, ciò permetterà anche la liberazione delle energie sottili potenzialmente presenti nell’essere del praticante, energie che ascenderanno e raggiungeranno la fusione con i focolai energetici divini del Macrocosmo.

Tuttavia, possiamo porci la seguente domanda: perché questo concetto deve necessariamente essere reso in questa terribile immagine della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA, quando può essere spiegato e analizzato teoricamente in condizioni molto meno “scuotenti”? La risposta è che le immagini visive di solito hanno un impatto molto più forte e drammatico sul subconscio dell’essere umano, determinando più rapidamente e con maggiore forza le modificazioni della concezione e dell’azione dell’uomo e operando brecce molto più efficaci verso la sua natura essenziale di quanto si sarebbe potuto ottenere attraverso una semplice esposizione teorica.

In generale, la mente può accettare in linea di principio qualsiasi esposizione teorica, ed al contempo evitare comunque la realtà di questi insegnamenti, mentre l’impatto dell’immagine non può essere evitato con la stessa facilità, perché l’immagine “comunica” molto più direttamente al cuore spirituale dell’essere. La sofferenza causata dal sacrificio dell’ego rappresenta per molte persone (quando si pongono realmente questa domanda) un’esperienza dura, che cercano di evitare, pur riconoscendone la fondamentale necessità nel quadro dell’evoluzione spirituale. Questo tipo di esperienza provoca solitamente un completo riorientamento delle energie dell’essere verso mete profondamente spirituali ed è per questo che viene assimilata, nella tradizione iniziatica, ad una “seconda nascita” dell’aspirante. La terribile immagine di CHINNAMASTA (“la Dea con la testa mozzata”) è il modo più espressivo per suggerire la trasformazione fondamentale dell’essere umano, ovvero la rinuncia all’individualità limitata ed effimera dell’ego, affinché possa poi essere estaticamente riassorbito nella pienezza della Coscienza Universale di Dio Padre.

Le rappresentazioni iconografiche della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA la raffigurano mentre tiene la propria testa (che lei stessa ha tagliato) nella mano destra e beve il sangue che sgorga dal suo collo mozzato. Tuttavia, il suo volto non esprime affatto paura, sofferenza o dolore, ma, al contrario, trasmette al meglio la sensazione beatifica di appagamento e beatitudine. Il significato di questo aspetto è la gioia di trascendere la condizione corporea e la sofferenza causata dalla sua perdita. Allo stesso tempo, l’immagine di CHINNAMASTA rappresenta forse la forma più energica di trasformazione della Dea (SHAKTI), mostrando eloquentemente il potere di trasformazione in piena azione. Di conseguenza, la testa mozzata non appare affatto priva di vita, ma piuttosto “vive” ancora più intensamente di prima. La coscienza non è limitata alle dimensioni e alle funzioni del corpo, ma esiste anche separatamente da esso. Solo quando è liberata dalla “gabbia” del corpo, la coscienza può esprimersi pienamente, ottenendo la libertà e la profonda conoscenza divina.

Sebbene l’idea di trascendere la coscienza corporea possa essere spaventosa per alcuni, l’idea di rimanere limitati nelle catene d’acciaio di questa coscienza corporea (ed essere quindi soggetti all’influenza del corpo e della morte) appare ancora più spaventosa. L’uomo sperimenta solo una piccola frazione dell’infinito gioco della luce divina in manifestazione, ovvero quel frammento che può essere riflesso (e spesso distorto) attraverso le limitate capacità percettive dei suoi sensi. Pertanto, il piacere che il corpo e i suoi sensi possono offrire è di gran lunga inferiore al dolore, alla sofferenza e alla malattia che l’uomo prova per tutta la vita.

Da questa prospettiva, in cui lo yogi si sente incatenato nella “gabbia” dei sensi e dei desideri corporei, la Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA appare come la Liberatrice e Salvatrice dalla schiavitù della materia grossolana. Nell’estasi di beatitudine che sperimenta in ogni momento, CHINNAMASTA può bere tutto il sangue che qui esprime le gioie e le sofferenze, i dolori e l’essenza della vita incarnata, assorbendo e al tempo stesso sublimando e alchimizzando istantaneamente l’intera esperienza frammentata del tempo, con le delusioni e le illusioni che tale esperienza provoca nell’essere umano.

Essa compie questo straordinario processo di assorbimento e trasformazione di ciò che è, in definitiva, illusorio ed effimero, senza mai dimenticare la sua natura divina essenziale, che è la natura immutabile ed eterna del Sé Supremo (ATMAN). Sebbene la forma in cui appare sia terribile ed apparentemente spaventosa, CHINNAMASTA rappresenta quindi una delle energie sottili benefiche e profondamente trasformatrici nel Macrocosmo, così come nel microcosmo dell’essere umano.

 

Correlazioni tra Chinnamasta e altre divinità del pantheon tantrico

Esiste una stretta correlazione tra CHINNAMASTA e KALI, nel senso che la Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA rappresenta (da una certa prospettiva) la concretizzazione dell’energia specifica di KALI e che è anche orientata alla trasformazione spirituale del sincero aspirante alla perfezione. In questo suo aspetto, CHINNAMASTA è chiamata PRACHANDA CHANDIKA, identificandosi così con la forma più terribile di KALI (che è CHANDI).

D’altra parte, il suo aspetto terribile può anche essere correlato al Grande Forza Macrocosmica TRIPURA BHAIRAVI, essendo CHINNAMASTA, come BHAIRAVI, una grande combattente. Tuttavia, mentre Bhairavi risuona maggiormente con le energie telluriche fondamentali (la sua dimora è, come noto, il MULADHARA CHAKRA), CHINNAMASTA è più in sintonia con le sottili forze dinamiche dell’aria. Da questo punto di vista, possiamo affermare che Chinnamasta agisce con predilezione in quello che chiamiamo il “mondo intermedio”, ovvero in quel “mondo” (o piano, livello della Creazione) che collega il piano trascendente e quello immanente della manifestazione.

Rappresenta, quindi, il “fulmine” che unisce Cielo e Terra (che, in una significativa analogia, costituiscono rispettivamente la mente e il corpo dell’essere umano), con lo scopo fondamentale di liberarci dai limiti insiti nella nostra condizione di spiriti incarnati. Se CHANDI (l’aspetto più terribile di KALI) distrugge demoni ed entità sataniche, l’aspetto PRACHANDA CHANDIKA di CHINNAMASTA distrugge l’ultimo e più importante “nemico” della spiritualità, ovvero l’ego.

Da un’altra prospettiva, CHINNAMASTA viene spesso identificata con INDRANI, la controparte femminile del grande dio vedico INDRA, essendo quindi la dea più importante dei VEDA. INDRANI è anche chiamata VAIROCHANI, che significa “Colei che splende”, “Colei che irradia di potere”, proprio come DURGA, la dea terribile che viene descritta allo stesso modo. In particolare, tuttavia, CHINNAMASTA è chiamata VAJRA VAIROCHANI, che significa “Colei che splende con un fulmine in mano”. Come è noto, il fulmine rappresenta l'”arma” d’azione di INDRA, considerato egli stesso il dio come il diamante, la personificazione dell’illuminazione spirituale istantanea.

 

È il fulmine dell’illuminazione spirituale istantanea

In quanto forza o potere terribile del grande dio INDRA, CHINNAMASTA rappresenta, in un certo senso, l’energia elettrizzante della trasformazione delle nostre profondità subconsce (VIDYUT SHAKTI), un’energia che agisce a tutti i livelli della Creazione.

Nel mondo materiale fisico, l’energia elettrica (elettricità) è solo una delle forme efficaci di questo colossale potere trasformativo di CHINNAMASTA. A livello mentale, agisce come un’energia che causa la corretta comprensione della realtà essenziale, determinando così l’illuminazione istantanea dell’aspirante yogi. Come già visto, mentre KALI agisce in modo generale nella direzione di questa trasformazione spirituale dell’essere umano, nel caso di CHINNAMASTA lei rappresenta la stessa forza, che è tuttavia diretta verso la trasformazione immediata e fulminea dell’aspirante yogi. Pertanto, CHINNAMASTA costituisce, in un certo senso, il lampo brillante dell’intuizione spirituale istantanea e plenaria, che distrugge e rimuove definitivamente il velo dell’ignoranza, aprendo così la via alla suprema liberazione spirituale. Questo attributo di illuminazione istantanea, che CHINNAMASTA manifesta come tratto distintivo della sua terribile “personalità divina”, rappresenta in realtà la capacità di percezione diretta, la visione pura che penetra oltre ogni velo di ignoranza e percezione limitata, rivelando l’unicità dell’infinita coscienza divina che è al di là di ogni nome e forma.

 

Ti dona la visione pura della realtà.

Pertanto, la Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA è il potere colossale della visione spirituale interiore, che sacrifica così nel terribile fuoco della conoscenza pura tutti gli oggetti del mondo manifestato, incluso il corpo dell’essere che compie questo atto di conoscenza perfetta. Così, nella tradizione della spiritualità indù, si ritiene che CHINNAMASTA rappresenti ATMA-YAJNA, ovvero il sacrificio del Sé, che si manifesta quando l’essere umano si dona sinceramente e totalmente al Divino, attraverso quello che viene chiamato il “sacrificio della mente” (o, in altre parole, l’abbandono dell’individualità, la rinuncia all’ego) per vivere pienamente, da quel momento in poi, nell’unità della coscienza divina.

Questa caratteristica fondamentale della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA rappresenta anche, per estrapolazione, l’aspetto stesso del PRALAYA, ovvero la distruzione o il riassorbimento del mondo e dell’intera Creazione, che il Divino Assoluto (Dio Padre) realizza nel suo Sacro Cuore. Metaforicamente parlando, CHINNAMASTA è la testa che mastica l’intero corpo, rappresentando quindi il potere di distruzione e trasformazione della realtà manifestata nella realtà immanifesta originaria. Nella tradizione spirituale yogica si afferma che CHINNAMASTA realizza questa straordinaria “trasformazione di stato” dell’essere umano perforando il “nodo energetico sottile” a livello di AJNA-CHAKRA, permettendo così allo yogi di trascendere simultaneamente la mente e la coscienza del suo corpo. Questa azione specifica è anche un’indicazione diretta del fatto che la Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA rappresenta anche il flusso libero e ininterrotto dell’energia sottile che circola attraverso SUSHUMNA NADI, cioè attraverso il canale energetico centrale dell’essere umano. Pertanto, CHINNAMASTA è direttamente correlata al risveglio e all’ascensione della gigantesca forza cosmica KUNDALINI, attraverso SUSHUMNA NADI, dalla base della colonna vertebrale (cioè dal livello di MULADHARA CHAKRA) fino al livello di SAHASRARA, rappresentando, in questa ipostasi (di identificazione con la terribile azione di KUNDALINI), il Sentiero Divino degli Dei Vedici (o VEDAYANA). Questo percorso divino si riferisce in realtà al movimento e allo spostamento del PRANA (energia sottile) lungo SUSHUMNA NADI verso il “regno” della pura trascendenza, simboleggiato dal Sole.

La tradizione spirituale yogica afferma che, per evolvere spiritualmente ed evitare l’accumulo di KARMA, è assolutamente necessario che lo yogi concentri la sua attenzione sul SUSHUMNA NADI, poiché questo NADI è ugualmente identificato con la realtà del vuoto trascendente, che è senza forma. Questa condizione, tuttavia, può essere raggiunta solo quando lo yogi acquisisce la visione pura e corretta della realtà fondamentale delle cose.

Al momento della morte, la coscienza individuale di coloro che conoscono questi aspetti e li hanno praticati assiduamente durante la vita esce attraverso la sommità del capo (BRAHMARANDRA), dissolvendosi così nella Fonte Suprema, che è la Coscienza Universale di Dio Padre. Tuttavia, se questa conoscenza e, al contempo, la capacità di concentrarsi sul canale energetico centrale (SUSHUMNA NADI) non è stata acquisita entro quel momento (della morte), la coscienza dell’essere umano in questione uscirà dal tempo attraverso un altro NADI e si integrerà così in uno degli innumerevoli mondi della manifestazione, in piena conformità con il proprio livello di vibrazione e di evoluzione spirituale, senza abbandonare la “ruota delle incarnazioni successive” nella manifestazione. Pertanto, gli yogi avanzati adorano con fervore CHINNAMASTA come la Sacra Dea della fondamentale trasformazione spirituale, che agisce soprattutto a livello del terzo occhio (AJNA CHAKRA) dell’aspirante yogi, determinando così in lui la trascendenza della visione occulta e ordinaria del mondo.

 

La Yogini innamorata e priva di ego

La Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA è anche considerata YOGA SHAKTI, ovvero la terribile forza d’azione del potere yogico, che l’ha resa correlata e persino identificata con VAJRA YOGINI e con PARA DAKINI (che è la prima e più importante DAKINI) nella tradizione spirituale tibetana, ovvero con quella dea che concede al devoto e sincero adoratore grandi poteri paranormali (siddhi).

A livello della sottile struttura energetica dello yogi, CHINNAMASTA agisce con predilezione in AJNA CHKRA, simboleggiando l’apertura del terzo occhio e, quindi, simboleggiando la luce che garantisce l’essenziale percezione diretta della realtà circostante, che rimuove l’ignoranza insita nella dualità. Grazie alla sua associazione con il flusso pranico ascendente attraverso SUSHUMNA NADI, CHINNAMASTA è anche correlata a UDANA VAYU, ovvero a quel tipo di energia sottile che provoca l’ascensione di KUNDALINI SHAKTI e la profonda trasformazione dell’essere umano. Tuttavia, CHINNAMASTA si manifesta praticamente a qualsiasi livello dell’essere dello yogi, quando questi compie un atto di percezione che trascende la condizione ordinaria.

Dal punto di vista delle rappresentazioni iconografiche, CHINNAMASTA è raffigurata senza abiti (quindi con il corpo nudo) e senza testa. Nelle sue due mani tiene la propria testa e una spada. La testa mozzata, con la lingua ampiamente protrudente, beve (in uno stato estatico di trascendenza della realtà effimera) il flusso principale di sangue che sgorga dal suo collo mozzato. Tradizionalmente, la testa è tenuta nella mano destra (spesso si può trovare la rappresentazione in cui la testa della dea è, a sua volta, racchiusa in un teschio umano scoperto) e la spada nella mano sinistra. Il suo corpo è quello di una ragazza di 16 anni, con una collana di ossa umane e una ghirlanda di teste mozzate al collo.

CHINNAMASTA indossa il cordone sacro intorno ai fianchi, che rappresenta un serpente, e i suoi seni hanno la forma di un fulmine. È adornata con numerosi fiori e ha una singola pietra preziosa attaccata ad un serpente nella zona della testa. La dea ha tre occhi spalancati che emanano una grande luce. Ai suoi lati, CHINNAMASTA è accompagnata da altre due dee, i cui nomi sono DAKINI e VARNINI. Danza sopra i corpi uniti in fusione amorosa del dio dell’Amore (KAMA) e della sua consorte (RATI). In alcune rappresentazioni tradizionali, il loro posto è preso rispettivamente da KRISHNA e RADHA.

Questa rappresentazione iconografica della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA della tradizione induista è praticamente identica a quella della Grande Dea VAJRA DAKINI della tradizione buddista tantrica tibetana.

Il flusso centrale di sangue che sgorga dal collo reciso di CHINNAMASTA simboleggia il flusso di energia sottile in SUSHUMNA NADI, mentre i flussi a sinistra e a destra (bevuti dalle due dee – DAKINI e VARNINI – che accompagnano CHINNAMASTA) rappresentano, rispettivamente, l’energia sottile che circola attraverso IDA e PINGALA NADI. La coppia divina, che si trova ai piedi di CHINNAMASTA, simboleggia l’intima unione tra le energie maschili e femminili dell’essere umano.

La testa recisa di CHINNAMASTA rappresenta la coscienza liberata dalle varie limitazioni del corpo e della mente, mentre i suoi capelli, ciocche come fulmini, e i suoi occhi da cui emanano potenti raggi di luce simboleggiano la percezione diretta della Coscienza Assoluta di Dio Padre. D’altra parte, la spada che impugna nella mano sinistra rappresenta il potere della discriminazione (VIVEKA), e la lingua della dea simboleggia il potere colossale del Logos Divino (in altre parole, dei MANTRA). Poiché la sua forma è molto difficile da scolpire, CHINNAMASTA viene spesso rappresentata attraverso disegni o dipinti.

 

Per sapere cosa sei, scopri cosa non sei

Considerando tutti gli aspetti e i significati presentati, possiamo praticamente affermare che CHINNAMASTA rappresenta la forza principale venerata dai seguaci del sentiero e del sistema dello JNANA YOGA (lo yoga della conoscenza della realtà trascendente) perché incarna soprattutto la condizione o lo stato di visione e percezione diretta e senza ostacoli della Verità Suprema. Infatti, molti dei metodi dello JNANA YOGA sono correlati al culto della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA, in particolare la meditazione sul processo di percezione o sulla discriminazione tra chi vede e ciò che deve essere visto (cioè, in pratica, tra soggetto e oggetto). Ciò ha come conseguenza diretta l’eliminazione dell’identificazione della nostra natura essenziale con varie altre realtà oggettive effimere (come, ad esempio, il corpo, i pensieri, le emozioni, ecc.). D’altra parte, CHINNAMASTA (nella sua veste di Yogini suprema) aiuta l’aspirante a raggiungere la perfezione in tutte le sue pratiche yogiche, specialmente in quelle che implicano l’ascensione di KUNDALINI SHAKTI.

Il percorso più diretto nella sincera adorazione di CHINNAMASTA è quello in cui il processo di meditazione si concentra principalmente sul soggetto cosciente e l’attenzione viene distolta dagli oggetti circostanti. L’idea è che il soggetto meditante non possa essere oggetto di percezione mentale. Tutto ciò che è conosciuto dalla mente come oggetto di percezione, incluso l’ego o la propria individualità, è in qualche modo esterno alla nostra vera natura essenziale. Questo ritiro nel soggetto percettivo ci conduce gradualmente anche alla rivelazione del nostro Sé immortale, ATMAN.

Un altro metodo per adorare la Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA è dissolvere la mente nello stato supremo di conoscenza diretta, focalizzando l’attenzione sulla percezione e interrompendo così il flusso della meditazione che è diretto verso colui che vede o colui che è visto. Questo aspetto unico dimostra che acquisire la capacità di percepire ogni cosa in modo puro e diretto è in realtà il metodo principale per adorare CHINNAMASTA. La condizione fondamentale per ottenere questa straordinaria capacità spirituale è essere sempre vigili e non integrare più la realtà circostante in termini di spazio, tempo, persona, ecc. In sostanza, non vediamo realmente gli oggetti del mondo in cui ci troviamo. Tuttavia, ciò che ci dà questa potente sensazione e convinzione interiore (ovvero, di osservare oggetti diversi) è solo la nostra percezione che, attraverso i pensieri che abbiamo e che nominano questo processo percettivo in modo diverso, crea l’illusione di oggetti, cose, esseri, fenomeni diversi. Tuttavia, non appena lo yogi elimina l’errata identificazione delle percezioni con gli oggetti che lo circondano (identificazione che si manifesta attraverso i pensieri), scoprirà che non c’è praticamente nulla al di fuori della sua coscienza. Comprenderà allora che, in realtà, il mondo circostante non rappresenta altro che un caleidoscopico schema di percezioni che i pensieri scompongono in innumerevoli nomi e forme (oggetti). Poiché la percezione non è diversa da chi vede o conosce, è sufficiente che essa (la percezione) non venga più erroneamente identificata con la realtà esterna oggettiva, affinché la coscienza dello yogi venga completamente e istantaneamente riassorbita (per grazia della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA) nella coscienza suprema di Dio Padre, proprio come le onde agitate dell’oceano vengono riassorbite nelle sue profondità al termine della tempesta.

YANTRA della Grande Forza Macrocosmica CHINNAMASTA